“50 milioni per risanamento ambientale a forte rischio”, sopralluoghi in ex discariche

 
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L'ex discarica industriale Cipolla mai bonificata

Gela. Cinquanta milioni di euro per la bonifica dell’area del Biviere e la tutela della costa sono a forte rischio, se non si provvederà alla firma dell’accordo di programma entro il 31 dicembre. Ad oggi, le istituzioni locali non sembrano così consapevoli, a cominciare dall’amministrazione comunale. “Vorrei capire che cosa è stato fatto fino ad ora?”, chiede Emilio Giudice tra i responsabili della Riserva Orientata Biviere. Diversi assessori hanno partecipato alla presentazione dell’iniziativa che coinvolge ricercatori Ispra e la Fiab, nell’ambito di un progetto “Life” per la riscoperta di percorsi ciclabili che possano collegare i siti di Rete Natura 2000 (c’era anche Giudice insieme al presidente locale Fiab Simone Morgana). L’intenzione politica di sostenere la tutela di queste aree sembra esserci, ma sul piano pratico la Riserva Biviere fino ad oggi è sembrata una zona fuori dalle priorità amministrative. “Se non si provvede – aggiunge Giudice – sarà tutto inutile”. Oggi, invece, proprio il rappresentante della Lipu, insieme ad uno dei funzionari di riferimento di Arpa Sicilia (Marcello Farina) e ad un tecnico Ispra, effettuerà sopralluoghi nelle aree che da decenni attendono bonifiche vere, dalle ex discariche industriali di Cipolla e Marabusca, passando per l’area di Piana del Signore e ancora del Biviere. Dopo anni e decine di riunioni tecniche, dalla contabilità regionale sono riemersi circa dieci milioni di euro per il risanamento. Sono fondi che probabilmente non saranno sufficienti, ma è comunque un primo passo in avanti. Giudice e i responsabili della Riserva, diversi mesi fa, avevano strappato l’impegno ad una verifica sui posti, con l’assenso anche di funzionari ministeriali. Poi, tutto rimase fermo.

Verranno effettuati controlli in siti devastati da decenni di smaltimenti industriali non in regola. Sarà possibile acquisire elementi più accurati e verificare direttamente. Senza un intervento istituzionale, però, i fondi per il risanamento potrebbero sfumare, come già accaduto per altre fonti di finanziamento.

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