A A A speranza cercasi!

 
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No, non è bendata , quella è un’altra Dea, dispensa possibilità e vantaggi a caso e a volte crea ingiustizie per chi nulla riceve.

Non ci vede, barcolla, è bendata. Questa, invece, non la vediamo noi, non la vediamo più. Lei ha i capelli lunghi, ha una treccia che tiene di lato, uno sguardo sereno, getta fiori per terra ma appena toccano terra scompaiono e scompare anche Lei. La chiamano speranza, io la chiamo Dea speranza. “Speranza di cosa?” Mi sembra di vedere già il vostro viso corrucciato con quella smorfia di chi “ne ha viste troppe” e proprio no, non ci crede più, mi sembra di vedere i vostri occhi che stamattina hanno parlato con una persona che non lavora da mesi e non può comprare, al momento, lo zainetto di” Violetta” per sua figlia, che non può pagare la luce ma inventa per lei, rivisitandolo, il gioco a nascondino e la fa vincere perché se è vero che non può comprarle lo zainetto nuovo, può regalarle però, una risata gioiosa e chiassosa che solo i bimbi hanno. Siete tutti – MERAVIGLIOSAMENTE – Benigni nel film “La vita è bella”, tutti pronti ad inventare lo stesso “gioco dei punti” che abbiamo visto – commossi- in quel film per mantenere il viso dei vostri bambini disteso, sorridente, felice; per far credere, almeno a loro, nelle storie che gli raccontate prima che si addormentino.

Siete tutti un po’ quei padri per fortuna. Si, lo so, mi sembra anche di sentire le vostre voci e siete arrabbiati, avete i pugni chiusi ma non sapete più dove sbatterli. Vi sento. “Ma cosa dice? Ma quale speranza? “ L’avete persa, l’abbiamo persa, lo so. In fondo sembra che la vita al momento non risponda alle nostre sollecitazioni e anche la Speranza l’abbiamo bendata e i nostri occhi non colgono, non vedono. Siamo bendati anche noi, i problemi di questa città ci hanno bendato, oppure, dovremmo dire. “Abbiamo lasciato che i problemi di questa città ci bendassero? “Ci siamo arresi, non corriamo, inciampiamo tra un’impossibilità e l’altra, alcuni cadono e non si rialzano più. Sono stanchi, tremendamente stanchi e spettatori malinconici e arrabbiati. “Ma quali fiori? c’è solo immondizia” si, lo so, lo state pensando e mentre lo pensate vi state arrabbiando ancora di più e Lei è sempre più lontana.

Sembra che il “Vaso di Pandora “si sia scoperchiato: tutti i mali si sono rovesciati e ci siamo ormai abituati al brutto, lo combattiamo certo, ma ci sentiamo impotenti e l’impotenza rende stanchi, la trincea è vuota, i combattenti si sono arresi. Alziamoci invece, niente sguardi appesi, spalle dritte e guardiamola, coltiviamola, ogni giorno, con pazienza. Non bisognerebbe mai pensare di non averne (più), per le cose belle, le cose che devono venire, le cose che possiamo fare, quelle che possiamo cambiare. Bisognerebbe non abbandonarsi mai al pensiero “Tanto è tutto inutile, non cambierà mai nulla e sono stanco”, la stanchezza genera voragini dentro le quali, presto o tardi, saremo risucchiati.

La mancata speranza ci dà nuova residenza: è una stanza buia, senza finestre e non c’è il suono della vita, quello della risata di un bambino, tuo figlio. Il silenzio, l’accettazione, la stanchezza, sono loro che ci tengono piantati a terra con piedi di piombo che però nascondono ali, bloccati al suolo nella paura folle di provare- ancora- a spiccare il volo. Cerchiamola, è una donna elegante che getta fiori per terra, un pensiero alato che, quasi sempre, ci salva dall’abisso.

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