A Gela e Niscemi le polveri sottili superano i limiti di legge

 
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Gela. L’inquinamento e le polveri sottili: Tutela della salute, e risarcimento danni. Questo il tema dell’evento formativo promosso dall’Ordine degli Avvocati e dalla sezione Fildis di Gela che si è tenuto ieri pomeriggio presso l’Hotel Villa Peretti.

Argomenti particolarmente attuali, quelli affrontati nel convegno, che toccano da vicino l’intera collettività gelese, da tempo esposta a fattori inquinanti non solo industriali ma anche domestici. Durante i mesi invernali, ad esempio, alzare di soli due gradi il riscaldamento all’interno delle nostre abitazioni, provoca un aumento delle polveri sottili nell’aria che respiriamo. I gas di scarico delle automobili, i materiali usati per costruire i prospetti delle case, sommati alle polveri emesse dal petrolchimico, generano piogge acide che si depositano nei prodotti che ingeriamo. A Gela esistono diverse centraline che quotidianamente monitorano l’aria che respiriamo. I dati estrapolati da tali sistemi di controllo sono pubblici e tutti (o quasi) sappiamo il veleno che circola dentro ognuno di noi. Dove risiede il vero problema allora? Nell’indifferenza sicuramente. Non di tutti ovviamente, ma di gran parte della popolazione. Conosciamo (purtroppo) i livelli del famoso Pm10, del terribile Pm 2,5 e di tutti quei Pm ancora più infinitesimali, ma cosa facciamo veramente per difendere, non dico noi adulti, ma quantomeno le nostre future generazioni? Poco o niente. Vito Milisenna, Direttore del Servizio di Medicina legale e Provinciale di Caltanissetta, durante il convegno ha presentato per la prima volta i dati riferiti al 2010 dell’inquinamento presente a Gela e Niscemi. Dati ovviamente allarmanti, con limiti che sforano quelli imposti dalle direttive comunitarie ma che mostrano un dato particolare: A Niscemi il livello di polveri è molto più alto rispetto a Gela. Produttori ma anche esportatori di veleno in pratica. Che cosa fare dunque: “Dobbiamo tirar fuori una coscienza sociale che troppo spesso dorme” avverte Milisenna “abbiamo l’urgenza di studiare il microclima gelese con un approccio che sia mentalmente sgombero da preconcetti e soprattutto plurispecialistico. Non dobbiamo cacciare la testa sotto la sabbia solo perché chi inquina ci da il lavoro”.

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