“Abbandonati e in ostaggio di un sistema malato”, lettera di un trasfertista: “Una grande vergogna”

 
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Gela. E’ uno dei trasfertisti che nelle ultime settimane è rientrato in città. Orazio, che vuole rimanere anonimo, ha rispettato tutte le prescrizioni imposte per evitare il diffondersi del contagio da Covid. Lui e tanti altri operai nella sua stessa condizione si sentono abbandonati dalle autorità sanitarie del territorio. Ha scritto alla nostra redazione. E’ partito solo per trovare la dignità di un reddito, ma al suo ritorno è stato confinato, in attesa di riscontri che ad oggi non sono ancora arrivati. “Siamo cittadini gelesi innamorati di questa meravigliosa città e partecipiamo al volano economico – scrive – in questa città paghiamo le tasse e siamo elettori dei nostri amministratori. La sanità ci ha abbandonati. Arriviamo dalle zone rosse e nel rispetto delle normative vigenti viviamo isolati in casa. Siamo sottoposti ad isolamento assoluto, come è giusto che sia. Nessuno monitora il nostro stato di salute. La sanità è assente. Viviamo con il tormento di aver contratto questo brutto virus. Tormento che ci sta logorando la mente giorno e notte”. I tanti trasfertisti lasciati nell’assoluta incertezza rimangono lontani anche dalle loro famiglie, nonostante molti di loro abbiano concluso il periodo di quarantena. “Continuiamo a rispettare scrupolosamente l’ordinanza che il governo regionale ha emanato ma che lo stesso governo non rispetta. Non ci sono state fornite le dovute direttive per effettuare il tampone. Molti di noi hanno completato la quarantena già da giorni ma non possono ritornare dai figli, dalle famiglie che non vedono da mesi. Siamo responsabili perché vogliamo garantire la nostra salute e quella degli altri – si legge ancora nella missiva – viviamo tutt’ora in isolamento, in ostaggio di un sistema malato. Non esiste una data su quando e come essere sottoposti al tampone, non esiste un cronoprogramma. Siamo in ostaggio di un approccio sbagliato”.

Un’esperienza che li sta segnando e che probabilmente spingerà molti di loro, superata l’emergenza, a fare definitivamente le valigie, per lasciare la città. “Si percepisce smarrimento da parte chi ha indossato la corazza del fare, ma ad oggi è disertore nella battaglia a cui siamo chiamati. Una battaglia che non farà sconti. È doveroso ringraziare il sindaco e il vice che si stanno rendendo reperibili, ma sterili nel fronteggiare un sistema malato, da riformare. È una grande vergogna, una sconfitta di tutta la comunità gelese. Spero possa finire presto – conclude Orazio – per molti “trasfertisti” sarà un momento di riflessione, sarà l’occasione per lasciare definitivamente questa terra, questa città dalle mille potenzialità. Sarà una scelta forte, dolorosa, triste. Sarà un investimento per i nostri figli, gli sarà garantito altrove il diritto alla salute e non solo”.

1 commento

  1. Capisco il signor Orazio e sono d accordo su quello che dice. Siamo in balia delle onde. Anche i miei genitori (venuti dalla zona rossa) sono stati in quarantena. chi di dovere avrebbe dovuto monitorarli ma non l ha fatto e non gli è stato fatto neanche il tampone. Siamo messi proprio male!

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