Abramovic, senzatetto a Caposoprano tra i rifiuti e l’indifferenza dei servizi sociali

 
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Il senzatetto Abramovic tra i rifiuti di un rudere di via Manzoni a Caporoprano

Gela. Abbandonato a se stesso, in assenza delle più elementari condizioni igienico-sanitarie, in un rudere celato dai costosi edifici del rione Caposoprano. Protagonista di questa storia di degrado sociale è Abramovic (cosi dice di chiamarsi), rumeno senzatetto sepolto da circa un anno dai rifiuti, accatastati in un vano al pianoterra di un vecchio stabile in via Manzoni al civico 119.
Poco distante sorge la casa di ospitalità “Antonietta Aldisio” e l’ospedale “Vittorio Emanuele”, strutture di accoglienza e cura che sembrano non essersi mai accorte della sua presenza. Come del resto non si sarebbero accorti gli addetti del settore Servizi sociali del Comune. Sono servite a nulla anche le segnalazioni dei residenti avanzate alle forze dell’ordine e ai servizi sanitari. Quasi a dimostrare, se ancora ce ne fosse bisogno, dell’inesistenza di una rete sociale a tutela dei più svantaggiati. L’ultima segnalazione, in ordine di tempo, è di questa mattina. Ma l’arrivo di un’ambulanza del servizio 118 non ha permesso di porre rimedio ad una condizione andata oltre ogni limite di umanità.
“Non posso lavarmi – minimizza l’indigente – Vivo dei resti della gente. Qui non ho nessuno”.

Il cancello di accesso alla stanza di via Manzoni, occupata abusivamente, è ostruito dai cumuli di immondizia. Come del resto la porta dello stabile. Sdraiato, sotto un tetto pericolante, Abramovic racconta di avere lavorato per anni in un ovile dove avrebbe badato alle pecore. Non entra nei dettagli e sembra quasi disinvolto tra i rifiuti stagnanti che emanano un fetore che scoraggia i più a valicare quella porta d’accesso. Nasconde lo sguardo dietro i vetri di una mascherina da sole. Attorno a lui, disteso su un vecchio materasso adagiato su cumuli di immondizia e sacchetti di plastica, c’è una statuetta di un’immagine sacra e, nel cono del coperchio rovesciato di una scatola di scarpe di cartone, alcuni mozziconi di sigaretta e vari accendini. Nessuna traccia di cibo. Un vecchio thermos nero lascia presagire ad una fonte idrica di approvvigionamento che, a detta dei vicini, sarebbe alcolica.

1 commento

  1. vedo che le sigarette non gli mancano….umanamente dispiace sicuramente ma quando vedo nella foto che compaiono le sigarette invece del pane qualcosa personalmente non mi quadra…chiamatemi insensibile chiamatemi come volete ma fin quando vedo che i soldi per le sigarette ci sono allora a me la cosa “puzza”.

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