Abusi sessuali sulla figlia della nuova moglie, operaio condannato: nuovo esame giovane vittima

 
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Gela. In primo grado, nel giugno di un anno fa, il collegio penale del tribunale gli ha imposto la condanna ad otto anni di reclusione. Un operaio tunisino, che per lungo tempo ha vissuto in città dove risiede la sua famiglia, è accusato di aver abusato sessualmente della figlia della nuova moglie e inoltre non sarebbero mancati atteggiamenti violenti tra le mura domestiche. Davanti ai giudici della Corte d’appello di Caltanissetta, il legale che lo rappresenta, l’avvocato Davide Limoncello, ha impugnato la sentenza di primo grado, ottenendo la riapertura dell’istruttoria. Verranno nuovamente sentiti la giovane che sarebbe stata vittima dei presunti abusi e altri componenti della famiglia. Le pesanti accuse che i pm della procura di Gela gli hanno mosso, traggono fondamento da quanto inizialmente dichiarato dalla vittima. Una versione che però è stata più volte ritrattata, anche nel corso del procedimento di primo grado. Per questo motivo, la difesa ha chiesto un nuovo esame, che è stato concesso dai giudici di secondo grado.

All’imputato veniva contestato anche l’incesto, ipotesi per la quale è arrivata l’assoluzione decisa dal collegio penale del tribunale di Gela, visto che tra i due non c’era un vincolo diretto (la giovane che sarebbe stata abusata è nata dalla precedente relazione della madre). In primo grado, la difesa ha sostenuto che le attenzioni verso la ragazza sarebbero state giustificate solo dalla volontà di evitare che potesse ritornare in patria, dove pare potesse sposare un uomo, ritenuto vicino all’integralismo islamico. Gli iniziali racconti, quindi, sarebbero stati indotti dal forte astio nutrito verso il marito della madre, almeno così ha sostenuto il legale dell’operaio. In aula si tornerà a fine mese.

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