“Accordo per il futuro? L’Eni è del tutto immobile”: i chimici rompono la tregua

 
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Gela. Dopo un luglio caldo, arriverà anche un settembre torrido sul piano della protesta dei lavoratori della fabbrica Eni? I sindacati dei chimici di Cgil, Cisl, Uil e Ugl puntano il dito contro i vertici della raffineria di contrada Piana del Signore.

“Si è registrato – scrivono in una nota congiunta i segretari Gaetano Catania, Francesco Emiliani e Maurizio Castania – un totale immobilismo di Eni nell’attuazione delle decisioni concordate con il verbale d’incontro sottoscritto al ministero dello sviluppo economico lo scorso 31 luglio. Quest’atteggimento dell’azienda rischia di far fallire la mediazione che il ministro Federica Guidi e il suo vice Claudio De Vincenti hanno portato avanti”.
Al centro della diatriba c’è soprattutto la messa in marcia della linea 1 della fabbrica. Senza riattivazione, salta tutto e la protesta appare già dietro l’angolo. “Nei prossimi giorni – scrivono ancora i sindacalisti che hanno incontrato i vertici nazionali delle loro sigle a Roma – le segreterie nazionali e territoriali indicheranno con precisione quali interventi devono essere attuati per consentire di concretizzare i contenuti dell’accordo, a partire dal ripristino dell’efficienza operativa con il conseguente avvio della linea 1”.
Senza la ripartenza auspicata, diverse aziende dell’indotto, coin relativi dipendenti, rischiano il definitivo black out.

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