Accuse di “disastro ambientale”, testimoni in aula: svolsero indagini su raffineria

 
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Gela. Il dibattimento venne aperto lo scorso anno, dopo una maxi inchiesta che i pm della procura hanno coordinato sulle attività di tutte le società del gruppo Eni, presenti nel territorio. Secondo le accuse, ci sarebbero state gravi conseguenze sulla tenuta ambientale. Tutte contestazioni sempre escluse dai legali dei coinvolti. Agli imputati, manager e dipendenti della multinazionale, viene anche contestato il reato di “disastro ambientale innominato”. Ieri, in un’aula organizzata per rispettare le limitazioni anti-Covid, sono stati sentiti i primi testimoni. Si tratta di militari della capitaneria di porto, in forza alla polizia giudiziaria, che hanno materialmente condotto verifiche e attività di indagine all’interno dell’area dello stabilimento ma anche in quelle limitrofe. L’inchiesta è la summa di attività investigative che si sono protratte nel tempo, concentrate su presunte violazioni della disciplina in materia di tutela ambientale. Gli investigatori sentiti hanno iniziato a riferire sugli accertamenti ai serbatoi della fabbrica, sulla copertura del parco coke e ancora sui sistemi degli scarichi delle torce e sull’attività della centrale termoelettrica, attiva in passato. Non sono mancate le prime schermaglie, con le difese degli imputati che hanno contestato alcune ricostruzioni, soprattutto da un punto di vista tecnico. In aula, l’accusa è sostenuta dai pm Federica Scuderi e Ubaldo Leo. Devono rispondere alle contestazioni in giudizio, Giuseppe Ricci, Battista Grosso, Bernardo Casa, Pietro Caciuffo, Pietro Guarneri, Paolo Giraudi, Lorenzo Fiorillo, Antonino Galletta, Renato Maroli, Massimo Barbieri, Luca Pardo, Alfredo Barbaro, Settimio Guarrata, Michele Viglianisi, Rosario Orlando, Salvatore Losardo, Arturo Anania, Massimo Pessina, Enzo La Ferrera, Marcello Tarantino, Gaetano Golisano ed Emanuele Caiola.

L’attività istruttoria, condotta davanti al collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore, si preannuncia piuttosto lunga e complessa. Saranno chiamati a testimoniare non solo investigatori, ma anche periti e consulenti, oltre a chi presentò denunce su possibili danni ambientali e alla salute. Sono parti civili il Comune (con l’avvocato Dionisio Nastasi), il Ministero dell’ambiente e la Regione (con l’avvocato dello Stato Giuseppe Laspina), le associazioni “Aria Nuova” e “Amici della Terra-Gela” (rappresentate dai legali Salvo Macri e Joseph Donegani), molti cittadini e proprietari terrieri che avrebbero subito danni alla salute e alle loro stesse attività, spesso a ridosso dei siti Eni. Sono assistiti dagli avvocati Nicoletta Cauchi, Maurizio Scicolone, Raffaela Nastasi, Claudio Cricchio, Tommaso Vespo, Enrico Aliotta, Emanuele Maganuco, Giovanna Cassarà, Giuseppe Panebianco e Laura Cannizzaro. Le difese sono invece certe che tutti protocolli e le misure, imposto anche dal ministero e dalla Regione, siano sempre state rispettate nel corso degli anni dalle aziende del gruppo Eni e anche su questi aspetti verterà la loro linea in giudizio.

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