Aceto negli occhi della moglie e immagini sacre deturpate, dopo la condanna un operaio ancora in aula

 
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Gela. A febbraio venne condannato a due anni e otto mesi di reclusione e al risarcimento da 60 mila euro in favore dell’ex moglie e dei figli. L’operaio ha presentato appello. Adesso, l’operaio finito davanti ai giudici si prepara ad affrontare l’appello. Fu la moglie, dopo diversi anni fatti di violenze e angherie, a denunciare tutto. Il marito, addirittura, al culmine della violenza, le avrebbe gettato aceto negli occhi dopo aver imbrattato di rosso un’immagine sacra collocata nella loro abitazione. La donna e i figli, davanti al giudice dell’udienza preliminare Veronica Vaccaro, si costituirono parte civile con l’avvocato Giacomo Di Fede che riuscì ad ottenere anche la sospensione della potestà genitoriale per cinque anni e quattro mesi. La vicenda verrà valutata ora dai giudici della corte d’appello di Caltanissetta. Nel giugno di un anno fa, sempre davanti alle denunce sporte dalla donna e alle richieste giunte dall’avvocato Di Fede, i magistrati della procura avevano disposto l’obbligo dell’allontanamento dell’uomo dall’abitazione di famiglia, oltre ad imporgli il versamento periodico di un assegno di mantenimento in favore della moglie e dei figli.

Tre anni di violenza. La donna denunciò dopo circa tre anni fatti di ripetute violenze e un tentativo, fallito, di ricostituire un rapporto oramai fin troppo teso. L’uomo ha sempre rigettato le accuse. Stando alla sua versione, ci sarebbero stati solo violenti confronti verbali a causa di continue incomprensioni familiari. Il diritto al risarcimento dei danni, alla fine, venne riconosciuto non solo alla donna ma anche ai figli che, pur non avendo mai subito violenze fisiche, hanno comunque sopportato una quotidianità assai difficile.

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