Acque agitate al porto isola, i vertici di Vigilanza soccorso: “Autorizzazioni regolari…quelli di Archimede vogliono intimorirci?”

 
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Gela. La tensione al porto isola Eni non è affatto rientrata, nonostante

le recenti ordinanze dei giudici del Tribunale amministrativo di Palermo.

Una vicenda finita davanti al Tar di Palermo. Al centro di un’aspra contesa, fatta di carte bollate, richieste di documenti e giudici, c’è il servizio antincendio e antinquinamento. Dall’inizio dell’anno, la stessa attività, per alcuni mesi, è stata svolta sia dagli operatori della siracusana Archimede, da anni impegnati nel sito, sia da quelli della palermitana Vigilanza soccorso antincendio, società ad inizio anno autorizzata dalla capitaneria di porto. In più occasioni, nell’arco di poche settimane, i giudici del Tar di Palermo hanno accolto i ricorsi presentati dai legali della società Archimede, che hanno contestato l’intera procedura attuata per il rilascio delle autorizzazioni proprio al gruppo Vigilanza soccorso antincendio. Non a caso, sono stati sospesi gli effetti di tutti quegli atti che autorizzavano i mezzi degli operatori della società palermitana, costretta a stoppare qualsiasi intervento. I giudici amministrativi, inoltre, hanno bocciato il diniego di accesso agli atti dell’intera procedura che era giunto dalla capitaneria di porto dopo la richiesta dei responsabili dell’Archimede, intenzionati a valutare il contenuto di tutta la documentazione legata al procedimento. I vertici di Vigilanza soccorso antincendio, però, sembrano tutt’altro che intenzionati a demordere. “In virtù della libera concorrenza di mercato – scrivono in una nota – chiunque può iniziare l’attività richiesta con la comunicazione della Scia, oltre ad una serie di documenti e certificazioni, assumendosi tutte le responsabilità penali in caso di dichiarazioni mendaci. A seguito di ciò, la pubblica amministrazione ha sessanta giorni di tempo per effettuare le verifiche necessarie sulla consistenza delle dichiarazioni e dei requisiti”. La procedura che ha condotto i funzionari della locale capitaneria di porto, quindi, non sarebbe in alcun modo anomala. “La nostra società, nel pieno rispetto delle leggi in vigore – si legge nella nota – si è attenuta scrupolosamente a quanto previsto. I responsabili di Archimede continuano ripetutamente a fare delle dichiarazioni sul nostro conto, come se ciò possa intimorirci”. Fino ad ora, i giudici amministrativi non hanno emesso verdetti definitivi sulla vicenda, ma ordinanze sospensive, in accoglimento di quanto chiesto dai legali di Archimede. Non a caso, la capitaneria di porto ha disposto la sospensione dell’attività dei mezzi di Vigilanza soccorso, sempre in base a quanto deciso dal Tar. “I responsabili di Archimede – conclude la nota – nel lodare le tanto decantate ordinanze e le loro ipotetiche vittorie, non considerano che la nostra società è stata legittimamente autorizzata dalla capitaneria di porto, continua ad esistere, a combattere, e si adopererà nelle sedi opportune per fare valere i propri diritti e le proprie ragioni”. Lo scontro tra i due gruppi continua, in una fase delicata per il porto isola Eni, con carichi di lavoro del tutto ridimensionati rispetto al passato.

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