Malformazione neonatale: aveva un cranio enorme e colonna vertebrale aperta

 
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Gela. In città non si placa l’incubo delle malformazioni neonatali. La scorsa notte si è registrato l’ennesimo caso. 

Una donna di 29 anni è stata costretta ad una interruzione terapeutica al sesto mese di gravidanza per le gravi anomalie accertate al feto che portava in grembo. Non ha mai visto la luce la piccola che l’equipe medica del punto nascita del presidio ospedaliero “Vittorio Emanuele” gli avrebbe diagnosticato una colonna vertebrale aperta, la testa più grande del normale, il cervelletto a forma di banana e il cranio a limone.

Il corpicino era lungo circa 25 centimetri e pesava quattro etti e mezzo. La donna, coniugata, ha saputo della terribile notizia solo poche settimane prima della terribile decisione di intervenire farmacologicamente all’interruzione di gravidanza. Pesano, sicuramente, le carenza dell’ospedale di via Palazzi che non è in grado di garantire l’ecografia morfologica alle partorienti. Una mancanza che può essere sopperita solo ricorrendo ai centri a pagamento o nelle strutture ospedaliere del territorio.

Secondo le prime indiscrezioni sarebbe stato il ginecologo della sfortunata partoriente a notare anomalie e chiedere un esame specialistico che ha confermato la malformazione al quinto mese di gestazione. Sarebbero stati gli specialisti del centro catanese dell’ospedale Garibaldi Nesima a confermare le anomalie del nascituro. Un duro colpo per una collettività cui grava la presenza di un polo industriale tanto da essere catalogata come città ad alto rischio ambientale. La donna era al suo secondo tentativo di avere un figlio. Nel 2011 era stata costretta a un aborto spontaneo al secondo mese di gravidanza. La scorsa notte il tragico epilogo. Questa volta dovrà dare sepoltura alla bimba nata morta e prematuramente per via delle gravi malformazioni.

La città si interroga. Il locale punto nascita, elevato a secondo livello, è stato designato come punto di eccellenza per il territorio nisseno che sfocia a mare. Dovrà rispondere anche alle chiusure dei punti nascita di Mazzarino e Niscemi eppure è privo dell’ecografo morfologico, importante a diagnosticare eventuali malformazioni del nascituro. Ad aggravare la situazione la carenza di personale ostetrico che risulta essere, dal punto di vista numerico, inferiore a quello dei medici. Sulla vicenda il direttore generale dell’Azienda sanitaria provinciale, Paolo Salvatore Cantaro, ha più volte parlato della realizzazione di una struttura d’eccellenza.

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