Amianto killer, “il caso di Gela alla Corte europea”: pronta anche una petizione

 
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Gela. “Il caso di Gela è emblematico dei tanti ritardi dello stato italiano sia sul fronte delle bonifiche industriali che su quello del riconoscimento dei diritti previdenziali spettanti ai lavoratori esposti quotidianamente all’amianto”.

L’avvocato Ezio Bonanni, responsabile nazionale dell’Osservatorio amianto, rilancia la questione che da anni la sua associazione cerca di far emergere. “Puntando proprio sulla situazione di Gela – continua – abbiamo deciso di presentare un ricorso alla Corte europea per i diritti dell’uomo e una petizione popolare con istanza d’infrazione al parlamento europeo. Le bonifiche dei siti industriali non partono e, addirittura, gli operai a contatto costante con le fibre d’amianto non ricevono alcun riconoscimento. Se ci fosse un verdetto favorevole da parte dei giudici europei, lo stato italiano dovrebbe immediatamente adeguarsi e stanziare i fondi necessari per le bonifiche a Gela e non solo”.
Per anni, la presenza di amianto soprattutto all’interno della fabbrica Eni di contrada Piana del Signore è stato riconosciuto, da un punto di vista giudiziario, solo fino alla soglia temporale del 1992.
“Tutto questo è sconcertante – conclude – nelle ultime settimane, abbiamo ottenuto una sentenza dei giudici gelesi che ha riconosciuto l’esposizione di un lavoratore fino al 2003. Mi pare un ottimo risultato a fronte del riconoscimento solo fino al 1992. Adesso, spetterà ai giudici europei valutare e decidere se esistano inadempienze da parte dell’Italia”. Un’azione che potrebbe incidere sui molti tentativi portati avanti anche dai lavoratori aderenti alla sezione locale dell’Ona, retta da Franco Famà e Salvatore Granvillano.

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