Amianto nella vasca 4 di raffineria, in appello cadono condanne: assolti tre imputati

 
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Gela. Dopo le condanne di primo grado, i giudici della Corte d’appello di Caltanissetta hanno disposto l’assoluzione nei confronti dell’ex amministratore delegato di raffineria Eni Bernardo Casa e dei responsabili tecnici Biagio Genna e Arturo Anania. Erano accusati di presunte irregolarità nella gestione della vasca 4 di raffineria, che secondo le contestazioni sarebbe stata trasformata, nel tempo, in una discarica non autorizzata, soprattutto di amianto. Il giudice del tribunale di Gela aveva già assolto, per gli stessi fatti, anche Rosario Orlando e Aurelio Faraci, nonché gli stessi Casa, Genna e Anania, ma per altre contestazioni. La procura generale, in apertura del giudizio di appello scattato su ricorso presentato dai legali degli imputati, ha subito avanzato la prescrizione per tutte le accuse, ma senza la revoca delle statuizioni civili. La decisione dei magistrati nisseni, valutata anche la prescrizione, ha invece inciso su quanto riconosciuto in primo grado alle parti civili, che è stato revocato. Le associazioni “Aria Nuova” e “Amici della Terra-Gela”, l’Ona, il Comune di Gela e l’ex operatore addetto alla vasca Vincenzo D’Agostino, erano nel procedimento (con gli avvocati Davide Ancona, Joseph Donegani, Flavio Sinatra, Salvo Macrì, Giuseppe Laspina, Ezio Bonanni e Giovanni Avila). Nel dispositivo finale di primo grado, il giudice gli aveva riconosciuto il diritto al risarcimento dei danni.

La decisione d’appello, invece, lo fa venire meno. D’Agostino, nel corso del giudizio tenutosi davanti ai giudici del tribunale gelese, aveva spiegato che quella vasca non rispettava i parametri di sicurezza. Le difese, rappresentate dagli avvocati Gualtiero Cataldo e Grazia Volo, in primo grado avevano già ribadito l’assoluta regolarità delle procedure messe in atto. Sarebbero state rispettate le autorizzazioni rilasciate per lo smaltimento dei rifiuti in una vasca, comunque classificata come discarica. Hanno spiegato che il management aziendale fu costretto a fare i conti con i ritardi nel rilascio di atti autorizzativi e rinnovi da parte delle autorità competenti. Non ci sarebbero state violazioni.

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