Gli anni di piombo e la fine della Stidda raccontati da chi sparava e uccideva

 
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Gela. La Stidda esiste ancora? Chi sono stati i loro padrini fondatori. Cosa si nascondeva dietro le sanguinose faide che negli anni Ottanta e Novanta fecero piombare città come Gela, Porto Empedocle, Palma di Montechiaro nel terrore. E cosa fanno oggi quei killer spietati, boss e gregari che uccidevano con freddezza mafiosi, magistrati, politici.

Carmelo Sardo ne parla nel suo libro che si rivela un saggio romanzato “Cani senza padrone – la stidda, storia vera di una guerra di mafia”.

Il caporedattore del tg 5, originario di Porto Empedocle, ed autore di altri romanzi di mafia, è andato oltre la mera inchiesta giudiziaria. Ha letto le carte, 15.000 pagine di intercettazioni, inchieste e sentenze. Ma soprattutto parlato e incontrato loro: i killer della Stidda. Nelle carceri dove sono sepolti da oltre 25 anni per scontare una fine pena mai, oggi ha trovato persone adulte, diverse, soprattutto colte, molti anche laureati.

Ne esce fuori un libro ricco di testimonianze e nuove verità. Iniziando dall’uccisione di Rosario Livatino, che Carmelo Sardo visse come giovane cronista per Teleacras di Agrigento. E poi gli stiddari gelesi, i fratelli Iannì e Orazio Paolello, rinchiuso al carcere Opera di Milano.

Peccato l’assenza dei giovani, che non hanno vissuto quell’epoca ma che farebbero bene a conoscere. Prossimo appuntamento mercoledì prossimo con Attilio Bolzoni con il suo libro sul “Paladino della legalità”, ovvero Antonello Montante.

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