Appello comitati ai sindaci, “tariffe idriche sempre più elevate sciogliere contratto”

 
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Gela. Aumenti ingiustificati delle tariffe idriche che proseguono, servizio che non è mai veramente giunto a standard qualitativi idonei e la necessità di rivedere i rapporti con il gestore privato. C’è tutto questo in un documento condiviso da comitati e associazioni dei consumatori, inviato ai sindaci del territorio, ai vertici dell’Ati e dell’Ato Cl6 in liquidazione, ma anche all’Arera. Si ribadisce la necessità di uscire dal rapporto con il gestore privato, risolvendo il contratto, a seguito di tante inadempienze. Ad oggi, a pagarne le conseguenze, in città così come in altri centri della provincia, sono quasi esclusivamente gli utenti, costretti a pagare bollette salate per un servizio che non rispetta quanto previsto nel contratto. Nel documento, si punta ad un ruolo più incisivo dell’Assemblea territoriale idrica, che ancora non ha assunto piene funzioni, nonostante prima di fine anno siano stati autorizzati gli incrementi tariffari. Comitati e associazioni hanno avuto primi incontri con i responsabili Ati, il presidente Massimiliano Conti e il direttore generale Antonino Collura. Ad oggi, però, il giudizio non cambia. “È di poche settimane fa l’ennesima beffa ai danni dei cittadini. I vertici dell’Assemblea territoriale idrica, il commissario liquidatore dell’Ato Cl6 e i manager di Caltaqua, hanno annunciato di aver raggiunto l’intesa sugli incrementi tariffari per il servizio idrico, secondo loro ridotti del 4,2 per cento e con un conguaglio in favore degli utenti. Ma come già denunciato dai comitati e dal Forum dei movimenti per l’acqua pubblica nell’incontro con il presidente dell’Ati Massimiliano Conti , questa non rappresenta una riduzione della tariffa idrica, ma un ridimensionamento dettato dall’autority nazionale Arera per l’eccessivo aumento forfettario del 5,4 per cento previsto per il 2019 e non supportato da attendibili e veritieri moltiplicatori tariffari. In pratica, un semplice adeguamento di legge al quale ottemperare grazie al controllo dell’Arera. Non si ravvisa, quindi, alcuna riduzione della tariffa, ma l’ennesimo aumento dell’1,2 per cento. I cittadini chiedono la verità sulle tariffe a partire dal 2013 ed anche sulla determinazione degli aumenti dal 2016 al 2019 e la verifica per gli anni che vanno dal 2007 al 2010, ritenendo illegittimi i costanti aumenti tariffari, che pesano ed hanno pesato ancora di più sulle condizioni economiche dei cittadini della provincia di Caltanissetta. Le tariffe venivano aumentate in base a quella dell’anno precedente, senza osservare il dettato dell’articolo 154 del Dlgs 152/2006, che stabilisce quali costi contribuiscono a formare la tariffa”. Gli utenti, ad oggi, non hanno mai visto neanche i rimborsi previsti.

“Sempre nell’ambito della tariffa, si deve purtroppo aggiungere che i blocchi rimasti in vigore fino al 2019 andavano aggiornati sin dal 2012, secondo la delibera dell’Aeegsi. La quota fissa a 60 euro all’anno a contatore, introdotta nel 2008, ma non prevista contrattualmente, doveva essere inserita solo per due anni, invece è stata mantenuta aumentando costantemente negli ultimi quattro anni fino a raggiungere 97,48 euro per anno nel 2018, con un aumento complessivo superiore al 63 per cento. La quota fissa – si legge ancora – per legge non avrebbe mai potuto superare il 20 per cento del costo complessivo dell’ammontare in fattura, ma per anni si è raggiunto quasi il 30 per cento. Attualmente, dopo l’intervento a rettifica dell’Arera, la quota fissa ammonta a 55,05 euro all’anno, praticamente dimezzata per rispettare, appunto, i dettami di legge. E il rimborso per tutti gli anni precedenti?”. Il documento è stato condiviso dai comitati di quartiere di Caltanissetta San Luca, Santa Croce, San Francesco-Stazzone, Sant’Elia, Due Fontane, centro storico “Angeli”, Santa Barbara, dal comitato gelese FuoriCaltaqua, dal Forum regionale acqua pubblica e beni comuni, dal Centro consumatori Italia e dal Movimento consumatori Caltanissetta. Ati e Caltaqua, a breve, dovranno concretizzare gli investimenti, che però secondo l’appello sono in enorme ritardo. “I cittadini denunciano inoltre la mancata ottemperanza al piano di investimenti finalizzato all’incremento degli standard qualitativi e quantitativi del servizio e al recupero di efficienza e efficacia dell’intero settore da parte del gestore. Il parametro dell’incremento della tariffa deve prioritariamente tenere conto degli obiettivi in termini di efficienza e raggiungimento degli standard di servizio. Nell’arco temporale di cinque anni, dal 2006, non si è avuta la distribuzione dell’acqua h24 e con la nuova convenzione del 2016 si fa solo, opportunamente, riferimento alla continuità del servizio, ma non all’h24. L’acqua si è rivelata non potabile – dicono ancora – o comunque non conforme agli standard previsti, soprattutto nella città di Gela, dove la situazione è drammatica”. Tutti fattori che dovrebbero portare allo scioglimento anticipato del contratto, come deciso due anni fa dalla commissione tecnica, della quale fa parte anche il sindaco Lucio Greco, che solo poche settimane fa ha parlato del “servizio peggiore d’Italia ma con le tariffe più alte”, così come si ricorda proprio nel documento.

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