Appello “Extra fines”, “tutti gli imputati da condannare”: pg conferma accuse

 
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Gela. Tutti gli imputati sono da condannare. La procura generale ha esposto le proprie conclusioni, davanti ai giudici della Corte d’appello di Caltanissetta. La richiesta è stata avanzata nel procedimento di secondo grado, scaturito dalla maxi inchiesta antimafia “Extra fines”. In base alle contestazioni, tutti gli imputati avrebbero favorito gli affari della famiglia di mafia dei Rinzivillo, che avrebbe avuto appoggi economici anche in altre province dell’isola e fuori dalla Sicilia, anche a Roma, dove faceva base il boss sessantenne Salvatore Rinzivillo, a sua volta imputato per gli stessi fatti in un altro filone processuale. La procura generale ha chiesto la conferma di tutte le condanne di primo grado e la stessa conclusione è stata avanzata per le posizioni dell’imprenditore Emanuele Catania (sono stati chiesti dieci anni di detenzione) e di Giuseppe Licata (anche nel suo caso sono stati chiesti dieci anni di detenzione). Entrambi, al termine del dibattimento di primo grado, erano stati assolti dal collegio penale del tribunale di Gela. Le loro assoluzioni, però, sono state impugnate. Catania, titolare di importanti aziende nel settore del commercio ittico su vasta scala, anche in appello ha respinto le contestazioni, dicendosi del tuto estraneo ad eventuali rapporti con il boss Salvatore Rinzivillo. Sono state tecnicamente stralciate, solo per momentanee ragioni di salute, le posizioni di due imputati, Angelo Giannone e Luigi Rinzivillo, che attraverso i difensori hanno chiesto di essere sentiti.

In primo grado, sono state pronunciate condanne per i fratelli Antonio Rinzivillo (venti anni di detenzione per i fatti successivi al 2008) e Crocifisso Rinzivillo (trenta anni di reclusione in continuazione con precedenti verdetti). Dodici anni sono stati imposti a Rosario Cattuto, già condannato per il troncone “Druso”. In primo grado, il collegio ha disposto la condanna anche per Carmelo Giannone e Angelo Giannone, padre e figlio impegnati nel commercio ittico. In base alle indagini, avrebbero sfruttato la vicinanza di Salvatore Rinzivillo non solo per allargare l’attività in altre province ma anche per riscuotere crediti o pretendere condizioni di favore. Gli inquirenti accertarono che uno dei loro capannoni venne messo a disposizione per una riunione tra esponenti dei clan. Carmelo Giannone è stato condannato a dodici anni di detenzione; Angelo Giannone a sette anni e nove mesi. Ad entrambi sono stati imposti altri quattro mesi, per una delle contestazioni definite con il rito abbreviato, che ha determinato invece l’assoluzione per accuse legate al possesso di armi. Dieci anni e otto mesi sono stati pronunciati per Alfredo Santangelo, imprenditore etneo che avrebbe fatto da tramite economico per i Rinzivillo. Otto anni per Antonio Maranto e sei anni a Giuseppe Rosciglione, che avrebbero dato la loro disponibilità per le messe a posto di operatori del settore ittico, in province dove gli affari dei Rinzivillo, secondo gli inquirenti, si stavano sviluppando. Sei anni e otto mesi sono stati imposti a Francesco Maiale, altro operatore del settore ittico che si sarebbe messo a disposizione. Sette anni di reclusione sono stati decisi per Luigi Rinzivillo, legato a Salvatore Rinzivillo da rapporti di parentela. L’attenzione degli investigatori si concentrò sulla sua sala scommesse, in base alle indagini usata anche per riunioni decise da Salvatore Rinzivillo. Sei anni e otto mesi sono stati pronunciati per Umberto Bongiorno, che attraverso Rinzivillo avrebbe tentato di concretizzare investimenti commerciali nella zona di Roma. Sei anni e otto mesi anche per Vincenzo Mulè, ritenuto molto vicino a Rinzivillo, anche rispetto all’intenzione di riallacciare rapporti negli Stati Uniti. Davanti alla Corte d’appello nissena, dopo le richieste avanzate dalla procura generale, è toccato alla difesa di Bongiorno esporre le proprie ragioni, con il legale Boris Pastorello. La difesa è tornata ad escludere collegamenti tra l’imputato e il boss Rinzivillo. Già mercoledì, si torna in aula. Tra i difensori, ci sono gli avvocati Giacomo Ventura, Flavio Sinatra, Riccardo Balsamo e Roberto Salerno.

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