Appello “Falco”, difese pronte a discutere ricorsi: per tre imputati chiuso concordato

 
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Gela. Per tre imputati, coinvolti nell’indagine antimafia “Falco”, il giudizio di appello si è chiuso con l’accoglimento delle istanze di concordato e una rideterminazione, al ribasso, delle pene che gli erano state imposte in primo grado, dal collegio penale del tribunale di Gela. L’ufficialità è arrivata questa mattina, su richiesta avanzata dai loro legali, gli avvocati Francesco Enia, Maurizio Scicolone e Ignazio Raniolo. Anche la procura generale ha dato l’assenso. In primo grado, al termine di una lunga istruttoria dibattimentale, la condanna più pesante era stata imposta a Gianluca Pellegrino, a ventidue anni e tre mesi di reclusione. Gli investigatori lo considerano il nuovo punto di riferimento del clan Emmanuello, che avrebbe voluto ricostruire insieme ad altri presunti affiliati. Dieci anni e due mesi di detenzione ad Alessandro Pellegrino (fratello di Gianluca), con l’aggravante di aver favorito i clan; tredici anni e sei mesi ad Orazio Tosto; tredici anni e otto mesi a Giovambattista Campo; dieci anni e un mese ad Emanuele Faraci; dieci anni ad Angelo Famao; sette anni e un mese a Guido Legname; sei anni ad Emanuele Puccio; quattro anni e sei mesi a Manuele Rolla; quattro anni e un mese ciascuno per Nunzio Alabiso ed Emanuele Campo (ridotti a due anni con pena sospesa con il concordato accolto dai giudici di appello); quattro anni a Nicolò Ciaramella e Francesco Metellino (pena rideterminata in un anno e undici mesi sempre attraverso il concordato); tre anni a Loreto Saverino e Melchiorre Scerra; due anni e otto mesi a Gaetano Davide Trainito; due anni a Rosario Perna. Per gli imputati che non possono accedere al concordato e che hanno posizioni più gravi sul fronte delle contestazioni, la procura generale ha chiesto la conferma di tutte le pronunce emesse dal collegio penale del tribunale di Gela. L’unica variazione indicata riguarda la posizione di Manuele Rolla.

Secondo gli investigatori, intorno a Gianluca Pellegrino si stava ricostruendo un nucleo del clan Emmanuello, che avrebbe imposto estorsioni e gestito giri di droga, oltre a controllare molti servizi di buttafuori nei locali notturni della città. In aula, tra un mese, le difese di tutti gli imputati inizieranno ad esporre le rispettive conclusioni, nel tentativo di arrivare a decisioni diverse rispetto a quelle di primo grado. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Giacomo Ventura, Carmelo Tuccio, Flavio Sinatra, Cristina Alfieri, Rocco Guarnaccia, Francesco Enia, Raffaela Nastasi, Mario Brancato, Salvatore Priola, Alessandro Del Giudice, Carlo Aiello, Salvatore Pappalardo e Antonio Impellizzeri.

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