Appello “Redivivi”, investigatore in aula: difese hanno chiesto esame collaboratori di giustizia

 
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Gela. Le richieste della procura generale arriveranno a giugno. Si va verso la conclusione del giudizio d’appello legato all’inchiesta antimafia “Redivivi”. I difensori di tutti gli imputati hanno esaminato uno dei poliziotti che ha partecipato alle fasi dell’indagine, acquisendo le prime segnalazioni da alcuni operatori della raccolta della plastica, che sarebbero stati estromessi dai Trubia. Vincenzo Trubia, il ventinovenne Rosario Trubia, Davide Trubia, Nunzio Trubia, Ruggiero Biundo, Luca Trubia, Simone Trubia, Rosario Caruso e il trentenne Rosario Trubia, in primo grado sono stati condannati dal collegio penale del tribunale di Gela, che ha riconosciuto il “metodo mafioso”. In base a quanto ricostruito dai pm della Dda di Caltanissetta, i Trubia avrebbero imposto un presunto monopolio nella gestione della raccolta della plastica e delle guardianie tra le aziende delle aree rurali. L’investigatore ha descritto i possibili ruoli assunti dai coinvolti, soffermandosi sui contatti di Vincenzo Trubia e degli altri presunti vertici del gruppo. I difensori escludono l’esistenza di un’organizzazione mafiosa e a loro volta hanno ricostruito vicende del passato, con un omicidio che ha insanguinato la concorrenza nel settore. Massimo Trubia, fratello di uno degli imputati, venne ucciso da Emanuele Fontana, a sua volta fratello di uno degli operatori che hanno denunciato il presunto monopolio. Le difese, sostenute dagli avvocati Flavio Sinatra, Carmelo Tuccio, Nicoletta Cauchi e Cristina Alfieri, hanno chiesto di poter sentire due collaboratori di giustizia, Carmelo Billizzi e Roberto Di Stefano.

I giudici della Corte d’appello di Caltanissetta scioglieranno la riserva alla prossima udienza. Gli operatori che sarebbero stati estromessi sono parti civili con l’avvocato Giovanni Bruscia. Stessa posizione processuale assunta dall’antiracket “Gaetano Giordano” e dalla Fai (con l’avvocato Giuseppe Panebianco), dal Comune (con il legale Marco Granvillano) e dall’associazione Codici Sicilia (rappresentata dall’avvocato Mario Campione).

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