Aree rurali per il fotovoltaico, Giudice: “Progetti incompatibili, ci rivolgeremo all’Ue”

 
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Gela. Ormai da qualche anno, diverse aziende del settore hanno messo gli occhi su aree rurali della città, con l’intento di investire sulla produzione di energia da fotovoltaico. Sono decine le procedure avviate e sottoposte alle verifiche anzitutto degli uffici regionali, che devono rilasciare le autorizzazioni. Progetti che ricadono quasi sempre in aree agricole, acquisite dai gruppi del settore. Da poco, sono stati pubblicati gli avvisi, per eventuali osservazioni da presentare, per altri due progetti, a Settefarine e in contrada Spadaro, entrambi proposti dalla stessa società, la Edera sol srl, con sede a Milano. E’ invece previsto in contrada Badia Collegio il parco con maggiore capacità produttiva, addirittura superiore a quella del sistema “Ciliegino” di Agroverde, che nove anni fa venne presentato come uno degli investimenti più importanti in Europa, ma che fallì prima ancora che i cantieri potessero entrare a regime. A Badia Collegio dovrebbe sorgere un sistema da 87,96 Mw, per un investimento stimato in circa cinquanta milioni di euro. L’iter sta andando avanti e Palazzo di Città ha rilasciato la conformità urbanistica, anche se l’ultima parola spetta alla Regione. La Pv Freyr srl ha presentato tutte le richieste, inoltrando la documentazione progettuale e tecnica. “Questo progetto è incompatibile – dice il responsabile della Riserva Biviere Emilio Giudice – non è conforme al piano di gestione di quelle aree, che invece prevede la tutela dell’agro ecosistema. Questi progetti, invece, vanno a modificare aree sensibili”. Giudice l’ha confermato nel corso di una conferenza di servizi. “Una valutazione di incidenza, magari forzata – aggiunge – non può mettere in discussione il piano di gestione. Sarebbe come violare il piano regolatore. Ci sono delle regole precise e la Regione deve applicarle. Non siamo noi ad essere sotto esame. E’ la Regione che deve dimostrare di applicare le norme previste. La commissione tecnico scientifica deve valutare con molta attenzione”. Lo stesso Giudice, già da tempo, sottolinea che investimenti per la realizzazione di parchi fotovoltaici tendono a ridurre le aree per la produzione agricola, favorendo invece i privati che operano nel mercato della vendita di energia.

“Se non vengono applicate le norme, si va incontro a violazioni comunitarie – dice ancora – in quel caso, siamo pronti a rivolgerci alla Commissione Ue. Non vogliamo che si creino altri precedenti, come quello di Timpazzo. Non possono prevalere le valutazioni di incidenza realizzate da universitari o tecnici specializzati, che però agiscono come mercenari della scienza. Le regole valgono per tutti”. Gli interessi economici che si muovono intorno al settore del fotovoltaico sono consistenti e quella locale è una delle aree che negli ultimi anni ha iniziato ad attrarre tante società, intenzionate ad investire.

1 commento

  1. Condivido le sacrosante preoccupazioni del signor Giudice. Rischiamo di esportare energia elettrica ed importare generi alimentari. Nella regione Lazio dove ho personalmente collaborato per impianti enormi di fotovoltaici: ho notato che si sono persi enormi quantitativi di terreno agricolo. Quindi penso che sia utile rivedere il progetto in modo: che possa essere compatibile con tutte e due le cose, o che non escluda nessuna delle due cose.

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