Armi e droga in casa, accuse a due fratelli: sequestro dopo perquisizione carabinieri

 
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Gela. La scorsa settimana, il collegio penale del tribunale ha condannato il ventiseienne Ruben Licata, ritenendolo responsabile del possesso di una pistola, di quantitativi di droga e di evasione. L’arma e le sostanze stupefacenti vennero trovate dai carabinieri nell’abitazione di famiglia. Davanti ai giudici, però, sono finiti anche i due fratelli, Giovanni Licata e Davide Licata, attualmente ristetti ai domiciliari. Difesi dall’avvocato Filippo Spina, devono rispondere ad accuse analoghe. Secondo i pm della procura, avrebbero spalleggiato il fratello e gli investigatori non escludono che potessero avere a disposizione altre armi, almeno in base al contenuto dell’intercettazione di un colloquio svoltosi in carcere. Contestazioni che dovranno essere provate in dibattimento. Entrambi, in fase di indagine, hanno escluso qualsiasi responsabilità. Ruben Licata, subito dopo l’arresto, si autoaccusò, sostenendo che la droga era solo per uso personale mentre la pistola gli sarebbe servita come arma da difesa.

Il legale dei due imputati non ha optato per riti alternativi. Sarà comunque necessaria una diversa composizione del collegio penale del tribunale. L’accusa è invece sostenuta dal pm Ubaldo Leo.

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