Armi e munizioni in contrada Burgio, una condanna: i poliziotti trovarono anche marijuana

 
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Gela. Due anni e sette mesi di reclusione per le munizioni e un’arma che sarebbero state nella sua disponibilità. Sette mesi, invece, per i circa venti grammi di marijuana, trovati dai poliziotti durante un blitz, in un casolare di contrada Burgio. E’ questo il verdetto emesso dal collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore, a latere Ersilia Guzzetta e Tiziana Landoni. Le accuse a Luigi Di Noto hanno retto, anche se sono caduti alcuni capi di imputazione, compreso quello legato alla disponibilità di un’altra arma, un revolver. I giudici, inoltre, hanno derubricato la vicenda della marijuana ad ipotesi di lieve entità. I poliziotti arrivarono a quel casolare, nell’ambito di un’indagine più vasta, poi sfociata nel blitz “Villaggio Aldisio”. A conclusione della sua requisitoria, il pm Mario Calabrese ha ribadito le accuse contro l’imputato, chiedendo la condanna complessiva a quattro anni e quattro mesi di reclusione.

Il difensore di Di Noto, l’avvocato Francesco Enia, come già sostenuto durante il dibattimento, ha messo in dubbio non solo la riferibilità delle armi al giovane a processo, ma ha anche escluso che l’area dove vennero ritrovate fosse mai stata a disposizione dell’imputato. I poliziotti trovarono le armi sotto uno strato di terreno. Per gli inquirenti, Di Noto e altri giovani, a loro volta coinvolti nell’inchiesta “Villaggio Aldisio”, avrebbero utilizzato il terreno antistante al casolare come poligono di tiro. La difesa, però, ha negato anche questa ricostruzione, escludendo inoltre che la droga fosse destinata allo spaccio. A questo punto, il verdetto di condanna potrebbe essere impugnato in appello.

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