ASPettate!

 
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Giovedì sera, in consiglio comunale, c’era da mettersi il vestito buono, quello elegante.

Affrettatami per arrivare in tempo alla serata di Gala, il cui inizio era fissato per le 20:30, decido però di non optare per il vestito di chiffon e seta orientale. Indecisa tra il corallo e le perle, scelgo proprio le perle, stanno bene con tutto. All’ingresso, pensavo di trovare qualche buttafuori, viste le celebrità presenti per l’occasione e invece niente, l’ingresso è libero. E io entro.

Tra le guest star, il manager dell’Azienda sanitaria provinciale Carmelo Iacono e l’onorevole Pino Federico, l’uomo che siede all’Ars. Quindi, da una parte il dirigente ASP-ettate; dall’altra, l’onorevole che fa ASP-ettare. La mia preoccupazione per il mancato vestito da gala si dissolve immediatamente quando – con buona pace della rivisitazione del concetto di eleganza – mi accorgo che un consigliere vestito in pompa magna (secondo lui!) ha ben deciso di mettere la scarpa della festa con pantalone che lascia intravedere la caviglia, senza calze! Neanche quelle a righe colorate, neanche quelle con le sue iniziali disegnate dal sarto. No, niente! Oltrepasso il desiderio di indicarlo come esponente del partito “c’era una volta Pippi Calzelunghe” e amareggiata riprendo il contatto col quì e ora, cercando di non farmi distrarre dalla visione di tutte le polo modello mare a Positano 2016 .

Il pubblico – oltre che dei lavoratori non pagati dell’Rsa Caposoprano – è gremito di esponenti Pd. Alcuni partecipano alla diretta Tv che in contemporanea si tiene, altri sono solo spettatori . Lì, inizio a chiedermi se non sia vero che la sanità sia cosa Pd.

Mentre ascolto, ASPetto che la Breast Unit sia argomento di dibattito, di accorate arringhe e guardandoli ricordo i selfie di ognuno di loro e la loro sigla su quei fogli raccogli firme. Qualche intervento qua e là che cita la Breast Unit ma nulla che faccia tuonare la coscienza dei partecipanti consiglieri e che faccia dir loro, “dirigente ASPettate ritiene ci siano, visto la risposta della collettività durante la raccolta firme, le possibilità che la Breast Unit arrivi da noi? Oppure, nessuno che rivolgendosi all’onorevole che fa ASPettare, abbia chiesto “onorevole, che ne è del suo ARSenale da guerra se questa battaglia, di fatto, non la combatte?”. Dottor Iacono, Onorevole Federico, quindi? Insomma, una cosa semplice senza scomodare parole pompose!

E invece niente. Era un girotondo di parole, un continuo “io vi salverò ma ASPettate”; un inesorabile, tragicomico, giochetto al “faccio finta che sto per dirti una cosa che so già che non farai”. Anche l’onorevole Giuseppe Arancio non ha disdegnato di dare il suo contributo parlando di “programmazione che consenta di dare servizi di qualità“: tradotto vuol dire, ASPettate!

Mi domando se per la questione Utin (ovvero la necessaria Unità di terapia intensiva neonatale) il loro intento – in ossequio al principio che li vede in prima fila petto in fuori – a questo punto non sia quello di dire “bimba cara, tesoro, ASPetta! Dì alla mamma di non abbracciare papà stasera, che se nasci non c’è un posto per te se hai bisogno di qualcosa. Dì alla mamma di ASPettare e a papà di dormire sul divano”

Oppure, perché no, potete istituire un ufficio in cui spiegate agli utenti che è normale attendere su una barella o su una sedia a rotelle nel bel mezzo dell’entrata, lì dove molti di noi attendono di fare il ticket, sacrificando la privacy , la dignità, il rispetto e durante i lamenti di dolore potete regalare Ipod con una voce registrata che ripeta “ASPetta”! Oppure presentarvi di persona e dire “salve sono il primario, non è colpa mia, mi hanno detto che anche io devo ASPettare”. Solo che, e questo è il punto, il rispetto non si ASPetta, si pretende!

E tra dichiarazioni accorate e interventi letti come fosse il discorso del Re alla folla (che la memoria giochi brutti scherzi quando gli appunti non sono i tuoi), l’ospedale resta il vero malato in attesa di cura sperimentale. Perché la vera carenza di personale non è in ospedale ma in mezzo a noi, per certi versi proprio in quel gran galà di giovedì sera. La verità è che vi siete impantanati nello stesso labirinto che avete progettato con tenacia.

La serata di gala ribattezzata “ASPettateci” si è conclusa con il battesimo dell’ASPirina, chiamata “ASP- ARS”, che il direttore generale ha distribuito – con l’ausilio di deputati e funzionari vari – a tutti i partecipanti all’evento, compreso il pubblico in attesa di risposte. La prescrizione contenuta all’interno, così recitava, “tenere lontana dalla portata dei pensanti, assumerla più volte al dì. L’ASPirina non crea dipendenza, occorre per ASPettare senza scalciare”.

Ps: non prendete le ASPirine!

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