Bambini autistici senza trasporto pubblico, Capici minaccia di ricorrere in procura

 
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Gela. Derisi dai compagni di scuola perché abbandonati a se stessi in classe.

Incapaci di comprendere quando necessitano di andare in bagno, si abbandonano ai bisogni corporei. Solo all’arrivo dei loro genitori riceverebbero le giuste attenzioni. Accade ai bimbi autistici o con disabilità mentale che frequentano almeno cinque diverse scuole della città: plesso Cantina Sociale, terzo circolo didattico “Santa Maria di Gesù”, scuole medie “Giovanni XXIII”, “San Francesco” ed “Ettore Romagnoli. Ad aggravare i disagi la mancanza del servizio di trasporto per i diversamente abili, ormai inattivo da giugno dello scorso anno. I genitori hanno deciso di presentare un ricorso alla procura. Si sono rivolti all’avvocato Paolo Capici, rappresentante legale dell’associazione H, deciso a contrastare episodi ritenuti “gravissimi con irreversibili ripercussioni”. I genitori, assistiti dall’avvocato Capici, chiedono “alla procura di accertare se nell’atteggiamento del sindaco Domenico Messinese e dei funzionari responsabili della ripartizione ai Servizi sociali, siano ravvisabili gli estremi di reato per violazione alle leggi penali e, comunque, di porre fine allo stato di discriminazione e disagio”. Secondo l’assessore all’Istruzione, Licia Abela, “Il problema è riconducibile ad un finanziamento regionale esiguo. Facendo fede alle somme concesse le ridistribuiamo alle scuole che decidono autonomamente come affidarlo. Non sempre c’è una gestione chiara. Ho rassicurato i genitori che senza servizio di accudienza non si rimarrà. Saremo pronti a ricorrere alle associazioni di volontariato. Per il trasporto è una questione di tempi tecnici. Nei prossimi giorni dovrebbe sbloccarsi tutto. Mi dispiace per il disservizio arrecato ai bimbi e alle loro famiglie”. Intanto i soggetti disabili non possono raggiungere autonomamente scuole, centri riabilitativi e palestre. “Mio figlio è autistico e viene deriso dagli incolpevoli compagni di scuola – condanna, Maria Catania – perché il servizio di accudienza è garantito solo alcune ore. In assenza del docente nessuno si prende cura di lui. Spesso lo trovo in disordine”. “Il problema riguarda tutte le scuole – incalza Rosa Lo Porto – quando mio figlio deve andare in bagno vengo contattata dal personale scolastico”. “Un bimbo con disturbi comportamentali – aggiunge Flavia Catania – è costretto a rimanere in classe emarginato perché colpevole di non sapere trattenere la pipi”. 

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