“Basta fumo negli occhi dov’è la politica?”: Iudici teme collasso economico

 
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Gela. “Non abbiamo bisogno di fumo negli occhi, la politica seria deve agire per i grandi progetti e le infrastrutture. I lavori per il nuovo punto vendita McDonald’s serviranno ad occupare solo una decina di operai per due o tre mesi. Non capisco tutte queste polemiche”.

Il segretario generale della Filca Cisl per le province di Caltanissetta, Enna ed Agrigento Franco Iudici non risparmia critiche davanti ad una realtà occupazionale sempre più difficile, soprattutto sul fronte dell’edilizia.
“C’è poco da commentare – continua Iudici – in città il tasso di disoccupazione nel settore edile supera il settanta percento. Al momento, solo i 360 operai impegnati nella fabbrica Eni e i circa 200 suddivisi in altri cantieri privati riescono con difficoltà a lavorare. Per il resto, la situazione è tutt’altro che rosea. Tra i circa tremila lavoratori edili locali, inoltre, si diffonde sempre più il lavoro nero spinto da veri e propri caporali”.
Così, il sindacato si prepara ad una manifestazione provinciale per chiedere l’immediato intervento del prefetto di Caltanissetta. “Mi chiedo semplicemente – dice il sindacalista – che fine abbiano fatto i due centri commerciali e il piano regolatore generale? Argomenti sempre citati durante le campagne elettorali e, poi, sistematicamente abbandonati”.
Stando all’esponente della Cisl, la politica locale sembra quasi assorta da ragionamenti di spartizione.
“Trascorrono interi mesi – ammette – solo per capire chi prenderà il posto dell’assessore dimissionario o di quello destinato ad abbandonare la giunta. Si fanno enormi ragionamenti per individuare la forza politica a cui assegnare i posti di sottogoverno. Ma, solo per fare un esempio, perché nessuno pensa a portare in consiglio comunale un piano per il decoro urbano? Quello sì che potrebbe assicurare l’avvio di tanti cantieri. Per non parlare, ovviamente, dei grandi progetti, compresi quelli che ciclicamente riappaiono nel discorso pubblico”.
Dal sindacato, quindi, arrivano segnali tutt’altro che distensivi. Il malessere sociale dei tanti disoccupati rischia di produrre ulteriori conseguenze.

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