“Basta straordinari, il greggio rimanga in città”: i dipendenti Eni contestano il fermo

 
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Gela. Blocco degli straordinari in stabilimento, stop agli interventi tampone per colmare eventuali buchi nei turni di servizio, un pacchetto di scioperi già definito. Gli operatori di raffineria, in questo modo, dicono seccamente no alla scelta aziendale di fermare, almeno fino ad ottobre, ogni attività produttiva.

Il timore, adesso, si chiama revisione dell’investimento da settecento milioni di euro che, almeno in prima battuta, sembra legato esclusivamente al rilascio delle integrazioni all’autorizzazione ambientale sul fronte delle emissioni. I segretari provinciali di Filctem, Femca e Uiltec dicono sì alla mobilitazione dei lavoratori del diretto Eni. Lo hanno stabilito, insieme ai dipendenti presenti durante il consiglio di fabbrica delle rsu, per contestare scelte ritenute non condivisibili.
“L’obiettivo è semplice – spiega Maurizio Castania della Uiltec – noi siamo per la ripartenza della linea 1. Non si può mantenere uno stabilimento senza produzione”.
Gli operatori della fabbrica, con l’adesione dei segretari sindacali Gaetano Catania, Francesco Emiliani e lo stesso Maurizio Castania, sono disposti ad impedire che il greggio estratto in città possa essere trasferito in altri siti industriali per essere raffinato. “La mobilitazione sarà intensa – ammette Gaetano Catania – non accettiamo la dismissione di questo sito industriale”. Insomma, dopo le proteste degli operai in forza alle aziende dell’indotto, gli operatori del diretto non appaiono più così tranquilli davanti a scelte finalizzate a ridurre al minimo la produzione interna. Posizioni dirigenziali che hanno trovato il no secco del segretario della Femca Francesco Emiliani, convinto che si debba ritornare a produrre, evitando qualsiasi ripercussione sui lavoratori del sito di contrada Piana del Signore.
“E’ illusorio – scrivono in una nota i tre segretari provinciali – poter pensare che mettere in gioco la realtà industriale di Gela possa essere fatto senza mettere in discussione la presenza di Eni in Sicilia. Non consentiremo di sezionare settori industriali ad alta densità lavorativa, lasciando ad Eni il territorio e la logistica per scopi di remunerazione contingente del proprio azionariato Non consentiremo che Eni si disimpegni dal ruolo strategico e civile che è chiamato a tenere presente nel suo operare nel territorio nazionale! I piani industriali devono essere socialmente compatibili e non solo remunerativi a breve termine”.
I piani di riorganizzazione produttiva del gruppo Eni, con l’evidente tentativo di ridurre i contributi di siti come quello di contrada Piana del Signore, iniziano quindi a trovare opposizione da parte degli stessi dipendenti. “Da Gela – dice il rappresentante dei quadri Cgil Sebastiano Abbenante – sta partendo una protesta che, se i piani aziendali non cambieranno, si estenderà ad altri siti del gruppo, non solo in Sicilia ma anche in Italia”.

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