Bellomo ucciso a Macchitella, confermati i quindici anni per Curvà: rigettato l’ultimo ricorso

 
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Gela. Quindici anni e quattro mesi di reclusione. Congrua la condanna a quindici anni e quattro mesi. E’ stato confermato l’ammontare della condanna per il trentatreenne Emanuele Curvà, accusato di aver preso parte all’esecuzione del commerciante Luciano Bellomo, freddato nel settembre di otto anni fa lungo viale Cortemaggiore a Macchitella. Il suo legale di fiducia, l’avvocato Maurizio Scicolone, si era nuovamente rivolto ai giudici della Corte di cassazione per contestare il verdetto emesso, lo scorso anno, dai giudici della Corte d’assise d’appello di Catania. In quel caso, i giudici etnei esclusero che Curvà avesse agito con premeditazione, riducendo la condanna dagli iniziali diciassette anni e quattro mesi di reclusione a quindici anni e quattro mesi. Una riduzione, stando alla difesa dell’imputato, non coerente con le motivazioni emesse dai giudici della stessa Corte d’assise d’appello. Per questa ragione, è stato proposto un nuovo ricorso davanti ai giudici romani di cassazione. Nel corso dell’udienza, la procura generale ha chiesto il rigetto del ricorso, ritenendo congrue le motivazioni già redatte dai magistrati catanesi. Alla fine, i giudici di cassazione hanno deciso proprio per il rigetto del ricorso che, di conseguenza, rende definitiva la condanna a quindici anni e quattro mesi di detenzione per Emanuele Curvà.

Sì ad un secondo motivo di ricorso. Annullamento senza rinvio, invece, davanti ad un secondo motivo di ricorso. In sostanza, la difesa contestava la condanna dell’imputato, imposta sempre dai giudici della Corte d’assise d’appello di Catania, al pagamento delle spese di giudizio sostenute dalle parti civili, ovvero i familiari del commerciante ucciso a Macchitella. In questo caso, sia il procuratore generale sia i giudici hanno detto sì al ricorso che è stato accolto. A sparare, quella sera del settembre di otto anni fa, fu Giuseppe Domenico Cafà, condannato in via definitiva a ventisei anni di detenzione. Curvà, invece, era alla guida del motorino utilizzato per affiancare l’auto della vittima. In tutti i gradi di giudizio e nel corso dei procedimenti penali avviati contro Cafà e Curvà, i familiari della vittima si sono sempre costituiti parti civili con gli avvocati Salvo Macrì e Nicoletta Cauchi che, anche in quest’ultima occasione, si sono opposti alle richieste arrivate dalla difesa di Emanuele Curvà.

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