Beni confiscati ad ambulante coinvolto nel blitz “Inferis”, deciderà la Cassazione

 
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Gela. Ai giudici della Corte di Cassazione chiederanno di rivedere la decisione di appello che ha confermato la confisca di beni, per un valore di circa cinquecentomila euro, nella disponibilità dell’ambulante Rosario Consiglio. Il provvedimento venne emesso in relazione al suo coinvolgimento nell’indagine antimafia “Inferis”, perché ritenuto vicino al boss Peppe Alferi. Secondo gli investigatori, il patrimonio di Consiglio sarebbe da collegare ad attività illecite. I difensori, gli avvocati Giacomo Ventura e Salvo Macrì, hanno impugnato la decisione dei giudici della Corte d’appello di Caltanissetta e a fine gennaio esporranno le loro ragioni davanti ai magistrati capitolini.

Con una notevole produzione di documenti contabili e fiscali, i legali già nei precedenti gradi di giudizio hanno sostenuto che i beni di Consiglio sarebbero da collegare solo alla sua attività lavorativa, seppur spesso svolta in nero. Gli inquirenti, invece, lo considerano un collegamento di Alferi, anche se i legali hanno dettagliatamente fornito indicazioni su diversi attentati incendiari e avvertimenti subiti nel tempo dall’ambulante. Aspetti che saranno i giudici di Cassazione a verificare attraverso il riscontro di legittimità della decisione di secondo grado. L’ambulante, nel procedimento penale scaturito dall’indagine “Inferis” è stato condannato in primo grado ma attende la decisione della Corte d’appello.

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