Beni confiscati, i numeri non convincono: Libera, “Aperto un dialogo con l’Anm”

 
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Gela. Un immobile in gestione, tre destinati e consegnati all’ente comunale, uno uscito dalla gestione e, ancora, quattro aziende in gestione e tre uscite dal sistema.

Libera e l’Anm di Caltanissetta. Sono questi i numeri resi noti dall’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati relativi al territorio locale. “Purtroppo – spiega il responsabile dell’associazione Libera Giuseppe Spata – sono numeri minori rispetto ad altre città. Negli ultimi mesi, stiamo tentando di andare avanti proprio su questo fronte. Abbiamo iniziato un rapporto direttamente con la sezione provinciale dell’Associazione nazionale magistrati”. Il tema dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata ritorna al centro delle iniziative che, da alcuni anni, Libera continua a svolgere in città.

Un incontro con il prefetto. “Avevamo già chiesto un incontro con il prefetto di Caltanissetta Carmine Valente – continua Spata – adesso, dopo il suo trasferimento, cercheremo di coinvolgere il nuovo prefetto, appena insediatasi, Maria Teresa Cucinotta”. Spesso, le procedure per la confisca e la successiva assegnazione dei beni rischiano di diventare veramente farraginose. “L’Agenzia nazionale che ha la gestione complessiva degli immobili e delle aziende confiscate alla criminalità si trova in evidenti difficoltà – conclude Spata – le procedure sono lente e lunghe e, così, molti beni rischiano l’incuria. Per questa ragione, stiamo cercando di capire se sia possibile sfruttare eventuali terreni agricoli finiti sotto sequestro per favorire la gestione da parte di cooperative composte da giovani”. Libera fa leva anche sul ruolo assunto da don Luigi Petralia che, nei quartieri periferici e economicamente più in difficoltà, da anni cerca di presentare modelli di vita diversi da quelli criminali. I sequestri continuano ad essere effettuati ma il vero nodo da sciogliere riguarda le confische definitive e le complesse procedure di assegnazione dei beni.

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