Beni sequestrati ad un ambulante, “vanno restituiti”: fu coinvolto nel blitz “Inferis”

 
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Gela. L’ambulante Rosario Consiglio attende che i giudici della Corte d’appello di Caltanissetta diano seguito a quanto deciso, lo scorso marzo, da quelli di Cassazione. Consiglio, in passato coinvolto nell’inchiesta antimafia “Inferis”, perché considerato vicino al gruppo Alferi, subì il sequestro dei beni del suo patrimonio personale, secondo gli investigatori per un valore intorno ai 500 mila euro. Cifre, in realtà, sempre riviste al ribasso dalla difesa, che ha più volte indicato valori decisamente inferiori. L’ambulante ha subito la confisca dei beni mobili, ma non quella degli immobili, per i quali la Cassazione ha annullato il verdetto precedente, rinviando nuovamente alla Corte d’appello, che si pronuncerà il prossimo settembre. La difesa dell’ambulante, sostenuta dagli avvocati Salvo Macrì e Giacomo Ventura, già in secondo grado ottenne un verdetto che permise la restituzione dell’abitazione di famiglia. Il cinquantaquattrenne, nell’appello bis, potrebbe riottenere gli altri immobili, così come indicato dalla Cassazione, che accolse alcune delle linee avanzate dalla difesa. Per gli investigatori, tutti i beni dell’ambulante sarebbero da ricondurre ai suoi presunti legami criminali, anche con il gruppo Alferi. Tesi sempre contestata dalla difesa, anche nel giudizio penale, nel quale non c’è ancora stata una decisione definitiva sulla posizione dell’ambulante. Lo stesso Consiglio si è difeso, parlando di beni ottenuti solo con il proprio lavoro, iniziato fin da piccolo.

Ha sempre negato di aver fatto parte di organizzazioni criminali e anzi i legali che lo rappresentano hanno ricordato che fu più volte vittima di attentati incendiari e danneggiamenti alle sue attività. I difensori, per confutare l’origine dei beni, hanno prodotto perizie e una vasta documentazione patrimoniale.

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