Benzina e idrocarburi sversati da uno dei serbatoi di raffineria, condanne a manager e tecnici Eni

 
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Gela. Perdite costanti di benzina e idrocarburi che non sarebbero state bloccate con la necessaria solerzia, mettendo a rischio la falda sottostante. Gli sversamenti da una delle linee del serbatoio S-314 della fabbrica Eni di contrada Piana del Signore risalgono all’estate di otto anni fa. Dopo un lungo dibattimento, il giudice Miriam D’Amore ha disposto la condanna a nove mesi di reclusione nei confronti dell’ex amministratore delegato Bernardo Casa, di Salvatore Lo Sardo (tra i responsabili del parco generale serbatoi) e degli operatori Giuseppe Torrisi e Paolo Di Mario. L’assoluzione per uno dei capi d’accusa il giudice D’Amore l’ha pronunciata solo per Casa e Lo Sardo. La prescrizione invece è stata indicata per tutti gli imputati per un’altra delle contestazioni mosse. Anche la società Raffineria di Gela è stata ritenuta responsabile di illecito amministrativo, con l’obbligo del pagamento di quarantamila euro. In aula, il procuratore capo Fernando Asaro ha ripercorso la vicenda e le indagini condotte prevalentemente dei militari della capitaneria di porto. Lo sversamento sarebbe proseguito per settimane, senza interventi risolutivi, messi in atto solo dall’ottobre successivo. Sarebbero state violate le procedure di messa in sicurezza e per il magistrato benzina e idrocarburi sono penetrati nel sottosuolo.

Il procuratore ha parlato di ingenti perdite chiedendo la condanna a due anni di reclusione ciascuno per tutti. Nel dispositivo letto in aula, il giudice ha riconosciuto le circostanze attenuanti, decidendo la sospensione della pena. La condanna è stata chiesta dalle parti civili, con i legali Joseph Donegani, Stefania Valente e Maria Concetta Cosentino, che hanno rappresentato l’associazione Amici della Terra-Gela, il Comune e l’ex Provincia. Alle parti civili è stato riconosciuto il diritto al risarcimento. Le difese, sostenute dagli avvocati Antonio Gagliano, Gualtiero Cataldo, Attilio Floresta e Alessandra Geraci, hanno invece del tutto contestato la ricostruzione d’accusa, sostenendo che si trattò solo di sporadiche perdite, sottoposte alle normali procedure di messa in sicurezza. Hanno negato il mancato intervento e soprattutto è stata esclusa qualsiasi contaminazione del sottosuolo. Il verdetto alla fine ha comunque disposto la condanna per gli imputati.

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