Bianca Cannizzaro: il massimo della bellezza!

 
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Gela. Sono particolarmente contento di aver reso omaggio alla signora Bianca nel momento in cui essa abbandonava questa terra per raggiungere il luogo definitivo tra o al di là delle stelle; contento, soprattutto, di aver appreso che si è trattato di una donna speciale, di quelle che nobilitano l’intera umanità. Ho abbracciato con un forte senso di vicinanza il marito, il dott. Salvatore La Rosa, a cui devo e dovrò sempre gratitudine per quello che ha voluto e saputo fare per un mio familiare. Dicevo della signora Bianca: luminoso esempio di un’eroina che, al pari di Teresa di Calcutta, benché logorata da un male che non perdona, raccogliendo le ultime, residue energie, ha fatto dono di se stessa ai suoi vecchietti, come ci ha ricordato proprio il marito, il dott. La Rosa, nella serata in cui essa è stata ricordata: «L’ultimo sabato della sua vita professionale lo ha dedicato alle visite domiciliari con me che l’ho accompagnata in questa lunga intensa e appassionata carriera che ha sempre amato». Parole che, in qualche modo, oltre che emozionarmi grandemente, hanno dato un po’ di colore al disegno che mi ero pessimisticamente costruito della vita e dell’uomo.

Dostoevskij ne avrebbe certamente parlato come di uno di quei casi in cui la bellezza si rivela in tutta la sua forza simbolica. E proprio sulla bellezza sono state scritte forse le pagine più esaltanti di quanto ha visto e valutato l’uomo. Ma come fai a descrivere la bellezza di ciò che la nostra Bianca ha lasciato scultorea testimonianza se, come diceva Simone de Beauvoir, la bellezza si può descrivere ancor meno della felicità? E, poi, la bellezza può essere considerata effimera se continuerà a vivere nel ricordo di noi che ne siamo stati profondamente colpiti? E la bellezza è semplicemente ciò che linee, dolci curve, profili, dimensioni, proporzioni e funzioni compongono misteriosamente in due o tre dimensioni e dà immediato godimento, o magari ciò che la natura ha generosamente fatto dono all’uomo per esaltare anche le qualità spirituali del suo essere? O, all’apice del suo valore, bisogna mettere, come sottolineava fortemente Plotino, ciò che di meglio un’anima porta nel mondo? Da qualche parte ho sostenuto che  la vera opera di Dio, più che l’intelligenza, è la bellezza espressa in qualunque forma. E, dopo il congedo dai propri cari, che cosa ha potuto esibire la nostra Bianca al cospetto di Dio se non quanto di più gli è prezioso e caro? Ossia, la bellezza del sacrificio, la bellezza che riscatta il mondo e commuove persino gli abitatori del Cielo! Per questo il ricordo di Bianca, ormai della nostra Bianca, continuerà a illuminare quella parte di umanità che confida nel potere salvifico della bellezza. La serata dedicata al ricordo della signora Bianca è stata impreziosita dalla presenza di due notissime eccellenze delle scienze mediche della Sicilia e non solo: mi riferisco ai dottori Paolo  Scollo  e Pierfrancesco Veroux, i quali hanno ricevuto un significativo e ultrameritato riconoscimento per un traguardo che apre nuovi scenari, imprevisti e imprevedibili fino a poco tempo addietro. I due sono stati coadiuvati da altri due loro colleghi di grande levatura professionale: Massimiliano Veroux e Giuseppe Scibilia. I nostri quattro cavalieri, i cui curriculum sono di quelli che hanno bisogno di una corposa agenda per poterne evidenziare le competenze, gli attestati e i riconoscimenti, hanno portato a termine al Policnico di Catania (dove opera il dott. Pierfrancesco Veroux)  in collaborazione con l’Ospedale Cannizzaro di Catania (dove il dott. Paolo Scollo dirige una formidabile equipe nel reparto di Ostetricia e Ginecologia),  il primo trapianto in Italia di un utero in una donna che sognava di realizzare il suo bruciante desiderio di poter procreare, avendo tutti gli altri requisiti (ovaie e tube), come si dice, a posto. La signora Bianca Cannizzaro non poteva certo immaginare esordio più lusinghiero per quella che non sarà certamente ricordata solo come la prima e ultima edizione del Premio scientifico letterario a lei dedicato, per gratitudine e affetto, dalla famiglia La Rosa e poeticamente intitolato  “Per Bianca” . L’evento è stato ottimamente riportato e descritto dal giornale che ospita anche questo mio breve intervento e perciò facilmente rintracciabile on line.

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