Bis della Corte dei Conti: debiti, appalti e affitti, ecco i nuovi cartellini rossi

 
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Gela. Neanche il tempo di far arrivare a Palazzo di Città la richiesta di deduzioni per trentacinque tra consiglieri comunali, dirigenti, assessori e sindaco, accusati di aver avuto un ruolo nel presunto “aggiustamento” del patto di stabilità interno, che si aggiungono già altre due deliberazioni, questa volta fatte recapitare dalla sezione di controllo della Corte dei conti regionale.

Sotto la lente d’ingrandimento dei magistrati sono finiti la relazione sul rendiconto 2012 redatta dai revisori comunali e quella del sindaco Angelo Fasulo sulla regolarità della gestione e sull’efficacia e l’adeguatezza del sistema dei controlli interno all’ente per l’anno 2013. I magistrati, anche questa volta, non risparmiano critiche, con tanto di relative prescrizioni da adottare.
Per quanto riguarda la relazione del collegio dei revisori comunali sul rendiconto 2012, l’attenzione non poteva che ricadere sulla massa dei debiti fuori bilancio.
“Pur prendendosi atto del percorso virtuoso intrapreso dall’ente – scrivono i magistrati della sezione di controllo – che ha portato al riconoscimento, con relativa copertura contabile, di una parte consistente della massa passiva finora emersa, risulta tuttavia dalle memorie depositate come continuino ad emergere ulteriori debiti fuori bilancio da riconoscere, per importi considerevoli, che rendono allo stato difficile una definitiva perimetrazione della reale massa passiva dell’ente, con evidenti incognite circa la futura tenuta degli equilibri. La consistenza dei debiti fuori bilancio, in continua emersione, denota una prassi, risalente nel tempo, assolutamente contraria a basilari principi di salvaguardia degli equilibri di bilancio che, in violazione delle regole giuscontabili, ha prodotto la trasformazione del debito fuori bilancio da evento straordinario ad ordinaria modalità per affrontare le esigenze della gestione. L’emersione di tale massa passiva denuncia poi come si sia sottratta questa mole debitoria, negli anni, alla doverosa riconduzione al bilancio dell’ente e ai necessari, tempestivi, interventi di riequilibrio”. Sotto questo profilo, infatti, i magistrati del controllo bocciano la gestione dell’ente comunale a causa “del superamento del parametro relativo all’esistenza di procedimenti di esecuzione forzata per 14.137.181,10 euro, superiori allo 0,5% della spesa corrente pari a 50.456.001,23 euro, con un’incidenza del 28,1%”.
Nonostante tutto, però, la sezione di controllo premia l’amministrazione del sindaco Angelo Fasulo sul fronte della riduzione degli incarichi esterni assegnati ma non trascura di sottolineare “la sussistenza di gravi profili di criticità con riferimento alla sana gestione finanziaria dell’ente con riferimento al rendiconto 2012”.
Ma le note dei magistrati palermitani vanno anche a ricadere intorno alla relazione sulla regolarità della gestione e sull’efficacia e l’adeguatezza del sistema dei controlli interno all’ente per l’anno 2013, presentata proprio dal sindaco.
Ente promosso soprattutto per il capitolo dei costi dei servizi a domanda individuale che “sono assicurati complessivamente nella misura superiore al limite minimo stabilito dalla normativa vigente; in particolare la percentuale complessiva di copertura dei costi dei servizi a domanda individuale, per l’esercizio 2013, è pari al 66,48%”.
Forti perplessità, invece, vengono espresse rispetto al sistema per introiettare tributi e altre entrate destinate all’ente. “Si rappresenta – si legge nel dispositivo – la necessità di un costante monitoraggio dell’attività del concessionario al fine di garantire l’effettività e la rapidità della riscossione. Non appare infatti apprezzabile la giustificazione addotta per la mancata indicazione della percentuale d’inesigibilità delle entrate: l’ente assume che il dato non è disponibile atteso che gli agenti della riscossione Equitalia spa e Serit Sicilia spa non hanno ancora inviato le comunicazioni d’inesigibilità. Tale maggiore controllo è necessario anche per quanto riguarda la gestione dei beni patrimoniali dell’ente per i quali, ove concessi in comodato d’uso, occorre una puntuale e rigorosa verifica dei singoli affidamenti quanto a sussistenza dei presupposti per l’assegnazione ed alle condizioni contrattuali regolanti il rapporto, verifica che non è dato desumere con chiarezza dalla risposta fornita”.
I moniti della Corte, però, premono soprattutto sull’affidamento di appalti per lavori e servizi da parte dei funzionari di Palazzo di Città. “In ordine alle spese – si legge – vale rilevare la necessità di monitorare attentamente il ricorso alle procedure d’affidamento diretto e all’istituto della proroga contrattuale. La sezione invita l’amministrazione comunale ad intervenire con decisone e tempestività al fine di monitorare costantemente l’attività contrattuale dell’ente che si caratterizza per un eccessivo ricorso alle procedure negoziate e agli affidamenti diretti. Appare infine censurabile – continuano i giudici – il frequente ricorso alla proroga contrattuale, posto che la stessa costituisce un istituto di carattere eccezionale, in contrasto con il divieto di rinnovazione dei contratti pubblici ed indicativo di un’inadeguatezza dell’attività di programmazione delle attività negoziali, posto che l’amministrazione comunale avrebbe dovuto tempestivamente organizzarsi in vista delle imminenti scadenze contrattuali”.
I dubbi si dipanano fino agli incarichi legali e alle relative costituzioni in giudizio per conto del comune. “Il comune – si indica – riferisce che quasi il cinquanta percento delle costrizioni sarebbe motivato da atti di citazione per risarcimento danni scaturenti da difetti di manutenzione del manto stradale e dei marciapiedi mentre gli espropri occuperebbero una percentuale pari all’8%. La sezione non può non ribadire in proposito come, nonostante le numerose richieste in tal senso effettuate in sede di controllo finanziario e, da ultimo, in occasione dell’esame del rendiconto 2012, l’ente non abbia ancora prodotto un elenco dettagliato del contenzioso e delle relative passività potenziali”. Rilievi che i componenti dell’organo di controllo hanno provveduto a far pervenire al presidente del consiglio comunale Giuseppe Fava, in attesa di poter valutare la relazione dell’esercizio 2014 e senza trascurare gli ammonimenti già elevati sul rendiconto 2012 e sul bilancio di previsione dello stesso anno. Le due deliberazioni sono scaturite dalle audizioni del primo cittadino, del direttore generale dell’ente Renato Mauro e del dirigente del settore bilancio Alberto Depetro.

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