Blitz “Leonessa”, Marchese ammette le compensazioni illecite: respinte accuse di mafia

 
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Marchese è stato sentito in aula

Brescia. Per i magistrati dell’antimafia di Brescia, sarebbe stato lui a mettere insieme i soldi delle compensazioni illecite e gli affari degli stiddari, che avevano scelto la Lombardia per fare base ed espandere i loro interessi. Il consulente Rosario Marchese, attualmente detenuto e coinvolto nella maxi inchiesta “Leonessa”, è stato sentito, in aula, davanti ai giudici del collegio penale del tribunale bresciano. Si è assunto le proprie responsabilità, per più di settanta capi di imputazione, tutti connessi alle compensazioni fiscali illecite. Ha nuovamente respinto, invece, le accuse di mafia, escludendo di essere dietro ad estorsioni e minacce, che invece gli investigatori contestano a lui e agli imputati, tutti coinvolti nel maxi blitz, coordinato dai pm lombardi. Marchese ha risposto alle domande giunte dai banchi della procura e a quelle dei difensori di tutti gli imputati. Il consulente è difeso dagli avvocati Domenico Servillo e Roberta Castorina. Già in fase di indagine, dopo l’arresto, ha negato di aver mai avuto contatti con le organizzazioni mafiose. Con l’affare delle compensazioni milionarie, non avrebbe finanziato il gruppo stiddaro. In udienza, sono stati ascoltati anche i collaboratori di giustizia Emanuele Cascino e Marcello Orazio Sultano, anche se secondo le difese non avrebbero avuto contezza di fatti legati a periodi successivi alla loro detenzione e poi alla scelta di collaborare. Oltre a Marchese, in questo filone processuale sono a giudizio, Salvatore Antonuccio, Giuseppe Arabia, Antonella Balocco, Giuseppe Cammalleri, Gianfranco Casassa, Danilo Cassisi, Matteo Collura, Simone Di Simone, Angelo Fiorisi, Carmelo Giannone, Roberto Golda Perini, Giovanni Interlicchia, Corrado Savoia, Alessandro Scilio ed Enrico Zumbo. Sono difesi dai legali Giacomo Ventura, Flavio Sinatra, Giovanna Zappulla, Angelo Cafà, Maurizio Scicolone, Sinuhe Curcuraci, Vito Felici,  Deborah Abate Zaro, Mauro Sgotto, Gianluca Marta, Oliviero Mazza, Desolina Ferris, Stefano Bazzani, Domenico Peila e Maurizio Basile.

Già ieri, sempre davanti al collegio penale del tribunale di Brescia, erano stati sentiti alcuni degli investigatori, che seguirono l’inchiesta, intrecciatasi con quella della Dda di Caltanissetta, ribattezzata invece “Stella cadente”.

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