Blitz “Stella cadente”, l’inchiesta sulla nuova stidda: in Cassazione chiesta conferma delle condanne

 
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Gela. Tutte le condanne sono da confermare. Così, questa mattina, ha concluso la procura generale nel procedimento in Cassazione per il maxi blitz antimafia “Stella cadente”. Sono quindici quelle emesse in appello e impugnate dalle difese degli imputati che gli inquirenti considerano vicini al nuovo gruppo stiddaro, retto da Bruno Di Giacomo, nei cui confronti si sono concentrate le contestazioni più pesanti. I giudici della Corte d’appello di Caltanissetta gli hanno imposto vent’anni di detenzione, mentre in primo grado la pena era di ventidue anni. Anche questa mattina, davanti ai giudici romani, la difesa, sostenuta dal legale Francesco Enia, ha esposto le ragioni a supporto della richiesta di annullamento. Già nei precedenti gradi di giudizio era stato messo in dubbio il ruolo di capo che invece gli investigatori attribuiscono a Di Giacomo.

I magistrati nisseni avevano concluso per l’esistenza di un’organizzazione legata alla stidda e le pene sono state fissate a quattordici anni di detenzione per Alessandro Scilio; tredici anni e otto mesi per Gaetano Marino, che in primo grado non fu riconosciuto promotore del gruppo attivo nel traffico di droga; dodici anni e due mesi per Emanuele Lauretta; nove anni e sei mesi per Giuseppe Alessandro Antonuccio; nove anni e due mesi ciascuno per Andrea Romano, Filippo Scerra e Gianluca Parisi; sei anni e sei mesi per Giuseppe Giaquinta; cinque anni e undici mesi a Giuseppe Antonuccio, Rosario Marchese e Gaetano Simone; quattro anni al collaboratore di giustizia Giovanni Canotto che con le sue dichiarazioni ha fornito elementi alle indagini; due anni e otto mesi a Calogero Infurna in primo grado assolto solo dal capo relativo al possesso di un’arma; due anni e quattro mesi per Luigi D’Antoni. Tutti i difensori, in Cassazione, hanno insistito per una pronuncia di annullamento, non ritenendo fondate le conclusioni d’appello, a partire dall’esistenza di un gruppo stiddaro riorganizzato. Gli imputati avevano optato per il rito abbreviato. Altri coinvolti sono a giudizio in ulteriori tronconi processuali. Nel procedimento, sono parti civili il Comune di Gela (con l’avvocato Ornella Crapanzano), la Cgil (con il legale Rosario Giordano), la Federazione antiracket (con l’avvocato Mario Ceraolo), tre esercenti che sarebbero finiti nel mirino degli stiddari (rappresentati dall’avvocato Valentina Lo Porto), l’ambulante Saverio Scilio (con l’avvocato Alessandra Campailla) e Rocco Di Giacomo, assolto nel giudizio ordinario e difeso dal legale Antonio Gagliano. Gli imputati sono rappresentati dagli avvocati Davide Limoncello, Giovanna Cassarà, Cristina Alfieri, Laura Caci, Angelo Tornabene, Rocco Guarnaccia, Roberta Castorina e Rocco Di Dio. La decisione dei giudici romani dovrebbe essere ufficializzata domani.

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