Boro nell’acqua depurata, archiviato procedimento contro amministratori Eni

 
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Gela. I tecnici della provincia hanno deciso di archiviare il procedimento per illecito amministrativo avviato dopo la scoperta di boro in alcuni campioni d’acqua prelevati dal depuratore biologico consortile gestito dal gruppo Eni.

La pratica, infatti, era stata notificata all’amministratore delegato di raffineria Bernardo Casa. In sostanza, gli operatori dell’ente provinciale, dopo aver esaminato i campioni d’acqua in uscita dall’impianto, hanno accertato la presenza di valori fuori dalla norma.
Le sanzioni, però, non scatteranno. Gli esperti della multinazionale, infatti, hanno controbattuto alle accuse: facendo leva sull’alta concentrazione di boro presente nelle acque marine locali. Sarebbe, infatti, questa la causa dei valori fuori norma.
L’acqua di mare, stando alla difesa del gruppo Eni, sarebbe stata spesso utilizzata per gli interventi di pulizia e per i lavaggi nell’impianto. Elemento, questo, che avrebbe generato l’alta concentrazione.
Dopo le prime analisi, la percentuale di boro presente nelle acque in uscita dal depuratore superava la quota prevista dalla legge di 2 microgrammi per litro. L’alta concentrazione di boro nelle acque di mare sarebbe stata comunicata, anticipatamente, ai funzionari dell’assessorato regionale territorio e ambiente: a renderla nota, proprio gli operatori del gruppo Eni.
Uno studio condotto dai tecnici dell’Arpa di Caltanissetta, inoltre, proverebbe l’incidenza del boro nelle acque del mare circostante. Così, la pratica d’illecito amministrativo ferma il suo naturale corso.
L’ufficialità è stata assicurata dalle firme apposte dai responsabili del settore territorio e ambiente dell’ente provinciale. Nonostante i sopralluoghi effettuati all’interno dell’impianto, quindi, il procedimento viene archiviato.

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