“C’è la mafia dietro alle piantagioni di droga fai da te”, gli inquirenti escludono l’emergenza sicurezza

 
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Gela. Magistrati della procura e dirigenti di polizia escludono l’esistenza di un’emergenza criminalità in città. “Non c’è un’emergenza sicurezza”. A ribadirlo è il procuratore capo Fernando Asaro, “in città non c’è un’emergenza criminalità – ha spiegato durante una conferenza stampa indetta a palazzo di giustizia – le medie ci danno numeri più bassi anche rispetto agli incendi e ai danneggiamenti”. Una linea di tendenza confermata anche dal questore Bruno Megale, “facciamo sforzi quotidiani – ha detto – non c’è un’emergenza criminalità e lo abbiamo messo in evidenza anche durante la riunione del comitato provinciale di ieri in municipio. Sappiamo che i cittadini hanno una sensazione diversa ma noi lavoriamo ogni giorno per andare incontro alle loro esigenze”.

La mafia sul mercato della droga. Intanto, sono stati approfonditi i particolari dell’operazione che ha condotto ad individuare una vasta piantagione di marijuana a Bulala. “La piantagione a Bulala è stata scoperta dopo una segnalazione – ha detto il sostituto procuratore Lara Seccacini – Agatino Pasqualino utilizzava un pitbull per, probabilmente, controllare la piantagione. La marijuana, quasi settanta chili, era destinata allo spaccio al minuto. Il cane è stato preso in affidamento dai poliziotti”. Marzia Giustolisi, dirigente squadra mobile di Caltanissetta, ha ribadito che “le indagini stanno proseguendo. Crediamo ci sia l’interessamento mafioso sulla coltivazione e sulla successiva vendita della droga”. Francesco Marino e Andrea Monaco, dirigenti dei  commissariati di Gela e Niscemi, hanno coordinato le operazioni. “Il rudere di contrada Bulala – hanno spiegato – era abbandonato. La filiera della droga è ormai a chilometro zero. Non si acquista più dagli albanesi ma si coltiva direttamente in aree locali”.           Duecento chili di marijuana sono stati sequestrati, da luglio, tra Gela e Riesi.

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