“C’è un nesso tra le sostanze inquinanti e l’ipospadia”, la conferma da una relazione: un bambino al centro del caso

 
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Gela. “C’è una diretta correlazione tra l’esposizione a sostanze inquinanti e l’ipospadia riscontrata sul paziente”. La relazione della genetista. Una nuova relazione, redatta dalla genetista Ketty Perrotta, conferma il collegamento tra l’esposizione a sostanze inquinanti, legate soprattutto al ciclo industriale, e le malformazioni riscontrate in città, principalmente su piccoli pazienti. La relazione è stata depositata nel corso dell’accertamento tecnico preventivo avviato dai familiari di un bambino affetto proprio da ipospadia, una delle malformazioni in percentuale maggiormente riscontrate dagli esperti locali. L’azione è stata avviata proprio dai familiari del piccolo che, attraverso l’avvocato Vincenzo Salerno, hanno chiamato in causa le società del gruppo Eni. Nella relazione, l’esperta sottolinea appunto la connessione tra le sostanze inquinanti e le malformazioni generate, a cominciare dall’ipospadia. La fase dell’accertamento tecnico preventivo, avviata davanti ai giudici civili del tribunale, si è conclusa. Adesso, senza l’eventuale accordo tra le parti rispetto al possibile risarcimento, l’intera vicenda potrebbe far scaturire un procedimento civile. Già in passato, maxi perizie di medici e tecnici del settore hanno dato il via a diversi procedimenti civili nei confronti del gruppo Eni.

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