Caltaqua chiede sei milioni alla presidenza della Regione, Ati chiamata in giudizio

 
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Una riunione in municipio con i vertici dell'Ati

Gela. Quasi sei milioni di euro. A tanto ammonta la richiesta avanzata dal management di Caltaqua, l’azienda italo-spagnola che gestisce il servizio idrico integrato anche in città, indirizzata direttamente alla presidenza della Regione e all’assessorato all’energia, attraverso il dipartimento acqua e rifiuti. I vertici societari si sono rivolti ai giudici del tribunale di Palermo, per tentare di recuperare somme che gli spetterebbero sulla base di una normativa del 2004 che prevedeva, nella prima fase di avvio del servizio privato, un contributo a carico della Regione come “differenza tra la tariffa che consente l’equilibrio economico del piano d’ambito e la tariffa derivante dall’applicazione del metodo normalizzato al netto delle riduzioni tariffarie derivanti dall’affidamento del servizio idrico integrato da parte degli Ambiti territoriali ottimali”. Una contesa milionaria che la società ha deciso di portare avanti per recuperare il consistente credito.

Attraverso l’Avvocatura dello Stato, però, la presidenza della Regione e l’assessorato hanno chiamato in giudizio anche l’Assemblea territoriale idrica, presieduta dal sindaco di Niscemi Massimiliano Conti. L’Ati, che sovraintende l’intero sistema idrico del territorio, si costituirà, cercando di respingere eventuali pretese economiche a proprio carico. Il presidente e il consiglio direttivo hanno autorizzato l’affidamento di un incarico legale per farsi rappresentare nel procedimento civile, fissato per il prossimo maggio. Gli investimenti sul territorio per le infrastrutture devono ancora essere concretizzati in toto ma Caltaqua vuole tutelarsi finanziariamente, anche rispetto ad obblighi che pone in capo alla Regione.

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