Campagne, nuovo guasto: “Senza acqua vanno a morire anche le coltivazioni dei carciofi”

 
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Gela. Un nuovo guasto alla condotta, nei pressi di Giaurone, e altra emergenza per gli agricoltori locali, già stretti nella morsa dell’acqua che non c’è. Da diversi giorni, pare non si trovi una soluzione praticabile, per intervenire e porre riparo alla rottura. Un guasto che si è registrato dopo che per mesi si è atteso il ripristino dell’interconnessione tra Disueri e Cimia, completato solo da poche settimane. Non c’è tregua per gli operatori locali e per tante aziende, ancora in forte difficoltà. “Nessuno si fa sentire – dice Liborio Scudera che ormai parla a nome di migliaia di operatori del settore – anzi, devo ringraziare l’assessore Giuseppe Licata, che mantiene sempre i contatti e cerca di essere costantemente informato. Per il resto, però, rimaniamo in emergenza assoluta. La situazione continua a peggiorare e con queste condizioni saranno impossibili anche gli innesti dei bulbi. La coltivazione dei carciofi rischia veramente di morire. Non si può lavorare senza avere la certezza dell’acqua”. Le dighe locali, almeno quelle fruibili, sono ai minimi e non si intravvedono soluzioni decisive. “A Cimia c’è acqua, forse per uno o due mesi – dice ancora Scudera – e dopo? Cosa succederà? Siamo stanchi di trovarci sempre nella stessa situazione e di non poter lavorare”. Alla costante assenza di quantitativi adeguati di acqua, si aggiungono i prezzi alle stelle del gasolio e delle materie prime, che stanno pesantemente incidendo nelle campagne.

“Senza un sostegno vero dal governo nazionale – aggiunge Scudera – anche noi agricoltori ci fermeremo e siamo pronti a sostenere la protesta degli autotrasportatori. Non si può andare avanti in queste condizioni”. Nelle campagne la tensione sale ancora e potrebbe avere effetti, difficili allo stato da pronosticare. Una cosa è certa, anche le produzioni tradizionali potrebbero far segnare risultati in rosso, trascinando via tante aziende e la relativa manodopera, in un settore che a livello locale continua ad essere quello che assicura maggiore occupazione, nonostante uno stato d’emergenza diventato prassi.

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