“Carneficina sociale se non si attua accordo 2014”, Filctem: “Alibi per nessuno”

 
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Cgil e Filctem chiedono di rivedere i criteri di accesso ai finanziamenti dell'area di crisi

Gela. Il protocollo di intensa del 2014 non è stato ancora pienamente attuato. Ne sono convinti i vertici provinciali e regionali della Filctem Cgil, che questa mattina hanno riunito il direttivo e i delegati. “La bioraffineria da sola non può bastare”, questo è il concetto ripetuto, sotto varie declinazioni, dai sindacalisti. Il segretario regionale Giuseppe D’Aquila e quello provinciale Gaetano Catania non hanno risparmiato una disamina, finalmente pubblica, di obiettivi strategici e di investimento, che ad oggi non sono stati raggiunti. A preoccupare è soprattutto la mancanza di una tempistica certa per l’avvio dei lavori della base gas del progetto “Argo-Cassiopea”, la parte più importante del piano di investimenti definito ormai sei anni fa dai vertici Eni e dai sindacati. “In questa situazione – ha spiegato Catania – non è più possibile concedere alibi a nessuno”. Neanche il recente giro di incontri che la triplice di Filctem, Femca e Uiltec ha avuto con i manager delle principali società del gruppo Eni ha dissolto i tanti dubbi che ancora aleggiano sugli investimenti della multinazionale.

I manager del cane a sei zampe hanno sempre confermato le intenzioni iniziali, ma senza esporsi con un cronoprogramma preciso. “Senza investimenti – ha aggiunto Catania – non può che esserci un processo di desertificazione industriale. Per noi, invece, la priorità è l’occupazione”. Senza lavori e cantieri avviati, le ripercussioni si stanno facendo sentire su tutti i settori, dalla metalmeccanica all’edilizia, toccando diretto e indotto. Preoccupazioni, forti, che sono state ribadite dal segretario confederale Ignazio Giudice, che nel suo intervento ha premuto sulla necessità di creare alternative e formulare proposte per lo sviluppo. “Gela è un paradosso sia regionale che nazionale – ha detto il segretario regionale Filctem Giuseppe D’Aquila – la sola bioraffineria rischia di essere il prezzo sociale pagato da Eni al territorio. Purtroppo, dobbiamo fare i conti con una politica regionale asettica che guarda solo all’oggi e non favorisce gli investimenti. Il piano per la qualità dell’aria è uno di quei provvedimenti che possono bloccare aziende interessate ad investire. Se non si riparte dallo spirito dell’accordo del 2014, si andrà incontro ad una carneficina sociale”. Nelle prossime settimane, ma soprattutto con la ripresa di settembre, il sindacato potrebbe mettere in campo azioni forti, anche di protesta. Gli investimenti sanciti nel protocollo del 2014 vengono considerati una specie di ultima spiaggia, per un territorio già alla deriva economica.

2 Commenti

  1. Scusate ma ancora dopo 6 anni mi parlate di attuare il protocollo del 2014? Ancora? Smettiamola per favore. Ormai il morto se lo sono già portati e lo hanno anche sepolto. Non c’è più nulla da fare. E sarà sempre peggio….. E voi lo sapete.

  2. Continuate a prendere in giro la gente, dovevate svegliarvi nel 2014 invece di siglare l’accordo, siete voi i veri colpevoli della desertificazione a Gela!!
    Vergognatevi!!

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