Carro armato americano nei fondali di Bulala, Mulè: “Nessun alibi per il museo del mare”

 
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La foto scattata dal sub Franco Cassarino che rivela la presenza delle batterie e di una canna contraerea

Gela. La nave americana “Uss Lst 313” carica di pezzi anticarro, la nave munizioni “Uss Robert Rowan”, il cacciatorpediniere “Uss Maddox”, il dragamine “Uss Sentinel”, aerei “C-47 Dakota”, sono solo alcuni dei rari reperti bellici statunitensi che giacciono nei fondali del mare di contrada Bulala ma che potrebbero dare vita al museo del mare.
Ad affermarlo è Nuccio Mulè, professore e cultore di storia-patria, spinto dalle prove fotografiche del ritrovamento di un carro armato americano Sherman M4, con immagini del cannone e della torretta, ma convinto della presenza di altri mezzi abbattuti durante l’invasione di Gela nell’Operazione “Husky”.
Facendo leva sulle fotografie scattate da Franco Cassarino, sub-amatore che ha firmato il ritrovamento delle navi arcaiche e dei lingotti di oricalco oltre a centinaia di reperti bellici e della città greca, il professore Mulè riaccende i riflettori sul museo del mare. Si rivolge alle “istituzioni competenti”, chiedendo di “attivarsi a mappare, con opportuni mezzi tecnici, il nostro fondale in modo tale da mettere in rilievo i mezzi bellici che una volta portati in superficie, dopo il loro ripulimento, potrebbero dar luogo al tanto agognato museo dello sbarco”.

“Non ci sono più alibi per nessuno – accusa – Tocca a coloro che gestiscono le istituzioni e cioè l’assessorato regionale ai Beni culturali e Identità Siciliana, attraverso la Soprintendenza del Mare, e la Soprintendenza ai Beni culturali ambientali di Caltanissetta. Se si aggiungesse a tali istituzioni anche l’amministrazione comunale – sottolinea Mulè -, l’ente più interessato alla nascita del museo dello sbarco, non sarebbe cosa superflua”.
In città e nelle campagne antistanti sono ancora visibili le postazioni in cemento armato teatro della battaglia di Gela insieme a numerosi siti compresi i monumenti dedicati ai caduti.
“Le foto messeci a disposizione fanno vedere delle batterie in cui s’intravvede la scritta “navy standard battery” – sottolinea Nuccio Mulè – oltre a quel che rimane di un cannoncino di una mitragliera contraerea. In un’altra foto si riesce a vedere il cannone di un carro armato americano Sherman M4 e persino parti della sua torretta. Nel corso degli ultimi anni Cassarino ha anche segnalato la presenza di diversi ordigni che opportunamente prelevati dai sub della Guardia di Finanza, dei Carabinieri e della Guardia Costiera sono stati fatti brillare al largo del mare di Gela”.

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