Caso Turco, domani in prefettura e presidi allentati: i grillini all’Ars rilanciano la vicenda Gela

 
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Gela. Una possibile svolta nella vicenda degli operai della Turco Costruzioni potrebbe arrivare domani. Dalla prefettura di Caltanissetta, nelle ultime ore, è giunta una convocazione urgente. I funzionari nisseni hanno già diramato la chiamata a tutte le sigle sindacali e a quelle datoriali. Sul tavolo, il tentativo di chiudere la vertenza, garantendo l’assorbimento occupazionale dei trentasei licenziati, che insieme ai compagni di lavoro presidiano le vie di accesso alla raffineria di contrada Piana del Signore. In queste ultime ore, non sono mancate le riunioni, con gli imprenditori di Sicindustria e Legacoop che hanno lanciato l’allarme. Se i presidi non verranno rimossi, ci sarà il concreto rischio di nuovi licenziamenti. Allertate tutte le sigle sindacali, a cominciare dalla triade di Cgil, Cisl e Uil, passando dai sindacalisti dell’Ugl (che proprio ieri hanno scritto al prefetto Maria Teresa Cucinotta). Una delegazione di operai dovrebbe partecipare all’incontro. I lavoratori della Turco, a questo punto, sembrano intenzionati a lanciare un messaggio di distensione. Quindi, domani, i presidi verranno allentati, garantendo l’accesso in fabbrica agli operai dell’indotto e ai dipendenti del diretto di Eni.

Il caso Gela alla Regione. La partita, però, si gioca anche a Palermo. Il governo regionale di Nello Musumeci deve prendere posizione e indicare le risorse finanziarie disponibili a copertura dell’accordo di programma. Per ora, prevale l’incertezza, ad eccezione di circa dieci milioni di euro che a Palermo dovrebbero finire in una sorta di “Sblocca Gela”. Per questa ragione, i grillini all’Ars si muovono. Il deputato Luigi Sunseri, sostenuto da Nuccio Di Paola, ha chiesto ufficialmente che il governo regionale riferisca in commissione bilancio sui casi Termini Imerese e Gela. “Siamo fortemente preoccupati per la crisi economica e occupazionale che in queste due aree industriali della Sicilia si trascina da anni. A Termini Imerese, il progetto di rilancio dell’automotive è rimasto al palo. A Gela, il riconoscimento dell’area di crisi complessa, invece, lettera morta. Da giorni i dipendenti delle aziende dell’indotto Eni, che si occupano dei lavori di costruzione della raffineria green – scrivono in una nota – protestano contro i licenziamenti, nell’indifferenza di certa politica. A Gela e Termini Imerese, ormai da quasi quindici anni si soffre sia in periodi di crisi, come quelle passate, che in periodi di ‘pseudo’ ripresa”.
“Il riconoscimento da parte del ministero dello Sviluppo economico di area di crisi industriale complessa per Gela – aggiunge Nuccio Di Paola – risale al 2015, i ventiquattro comuni coinvolti sono in ginocchio, sono passati tre anni da allora e le risorse non sono state sbloccate”. “Chiediamo al Governo – concludono i due parlamentari – visto che domani Musumeci ‘brinda’ ai primi cento giorni dal suo insediamento, di venire in commissione a riferire su quanto fatto su questo fronte finora. Ci chiediamo cosa stiano facendo l’assessore alle Attività produttive Mimmo Turano e la collega al Lavoro Mariella Ippolito per gli operai dell’indotto della raffineria di Gela, che da quindici giorni protestano, mentre chi governa in Sicilia li ignora, evidentemente perché è stato fin troppo impegnato in una campagna elettorale per le politiche che ha clamorosamente perso”.

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