Catena di furti in ospedale, arrestati parlano: misure affievolite ma confermate accuse pm

 
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Gela. Hanno parlato, fornendo una spiegazione rispetto a quanto accertato dai carabinieri del reparto territoriale, che negli scorsi giorni li hanno arrestati, con l’accusa di furti all’interno dell’ospedale Vittorio Emanuele. Il gip, dopo gli interrogatori, ha deciso di affievolire le misure cautelari imposte a Salvatore Riccelli ed Emanuele Maganuco, dipendenti della Europa servizi ambientali, che opera negli appalti interni della struttura sanitaria di Caposoprano. Gli arresti sono stati convalidati e il quadro accusatorio viene confermato. Sono ritenuti responsabili di essersi appropriati soprattutto di derrate alimentari, destinate alle cucine. Difesi dagli avvocati Giuseppe Cascino e Francesco Minardi, hanno risposto alle domande dei pm della procura e del gip. A Riccelli, che era stato trasferito in carcere a Balate, sono stati concessi i domiciliari. Gli viene contestata anche la disponibilità di una pistola, con matricola abrasa, che i carabinieri hanno trovato durante le perquisizioni. Maganuco, invece, lascia i domiciliari e avrà l’obbligo di firma.

I legali hanno espressamente chiesto al gip di rivedere le misure cautelari, anche alla luce di quanto dichiarato dagli indagati. I pm della procura sono certi che gli ammanchi ricostruiti nelle forniture sarebbero da addebitare ai furti e hanno spinto per la conferma delle misure. Pare che entrambi, prima dell’arresto, siano stati monitorati dagli investigatori, che hanno avuto l’obiettivo di fare chiarezza sulla catena dei furti.

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