Che fine ha fatto il tavolo al ministero su Eni? “Basta, ci sono troppi ritardi!”

 
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Gela. Il tavolo ministeriale sul caso Eni e sui prossimi investimenti dell’azienda in città, previsto nel protocollo dello scorso novembre, ritarda già da quasi due mesi. Così, sono i segretari provinciali dei chimici di Filctem, Femca, Uiltec e Ugl a chiedere che qualcosa si muova prima possibile.

Tavolo in ritardo. “Fino ad ora – spiega il rappresentante della Uiltec Maurizio Castania – abbiamo sentito parlare, in maniera del tutto indiretta, d’incontri alla regione condotti dal sindaco Angelo Fasulo o dal presidente Rosario Crocetta. L’unico tavolo di confronto, però, è quello al ministero dello sviluppo economico. Non capiamo come mai non arrivi una convocazione immediata. Il termine, stando all’accordo di novembre, è già scaduto lo scorso 6 febbraio”. Per questa ragione, i chimici chiedono direttamente ai vertici nazionali del sindacato di fare ulteriore pressione per arrivare ad un primo incontro. “Al tavolo di novembre – ammette il segretario della Femca Cisl Francesco Emiliani – non c’era solo la politica ma erano tante le parti interessate, con in testa il sindacato. A questo punto, con i lavori fermi in fabbrica e le manutenzioni in Enimed che stentano a partire, non ci interessano tavoli in prefettura o alla regione. Solo al ministero si potrà comprendere chi sia effettivamente in ritardo con la tabella di marcia e chi, invece, stia rispettando gli accordi”. Non a caso, i sindacati, negli scorsi giorni, hanno incontrato i rispettivi vertici siciliani. 

I primi lavori. Chiedono, soprattutto, che la regione dia il via libera a quei lavori che sono di competenza dell’ente: dallo smantellamento dei vecchi moduli del dissalatore alla bonifica dell’area ex Isaf, senza dimenticare l’attuazione dell’intesa con Assomineraria. “Bisogna fare chiarezza – dice ancora Gaetano Catania della Filctem Cgil – non possiamo attendere altri mesi. L’indotto è in sofferenza e gli operatori del diretto continuano ad essere destinati solo alle trasferte”. Una convocazione immediata viene richiesta anche dal segretario dell’Ugl chimici Andrea Alario. “I passi sono chiaramente dettati nel protocollo di novembre – ribadisce – il primo incontro si sarebbe dovuto tenere in febbraio. Non capiamo come mai i tempi si allunghino a dismisura. Dobbiamo dare risposte ai lavoratori del diretto e dell’indotto”. Intanto, i chimici hanno già chiesto un incontro ufficiale ai vertici di Enimed per fare il punto della situazione sul fronte delle attività d’esplorazione e ricerca d’idrocarburi e non solo, sia sulla terraferma che in mare. “L’avvio di lavori per lo smantellamento d’impianti non più previsti nel progetto di green refinery e per le bonifiche di aree come quella ex Isaf – dicono ancora – sarebbero essenziali per far respirare decine di operatori. Non è possibile che gli operai dell’indotto siano costretti a girare di fabbrica in fabbrica pur di ottenere qualche mese di lavoro. L’accordo di novembre prevedeva numeri ben precisi sul fronte occupazionale. Certamente, non stabiliva che gli operai andassero a lavorare in altre aree della Sicilia o del resto della penisola”.

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