“Chi difende i diritti dei cittadini per l’acqua?”, Forum: “Sciogliere contratto”

 
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Gela. Tra i primi atti condivisi dall’Ato Cl6 in liquidazione e dalla nuova Assemblea territoriale idrica, c’è stato l’incremento degli aumenti tariffari, anche se ridotto del “4,2 per cento” rispetto al passato, così hanno spiegato sia il commissario Duilio Alongi sia il presidente Ati Massimiliano Conti. Dal Forum dei movimenti per l’acqua pubblica, però, tornano a chiedere trasparenza e il rispetto di quanto deciso dalla commissione tecnica, che lo scorso anno votò a favore dello scioglimento anticipato del contratto, a causa di inadempimenti del gestore Caltaqua. Una valutazione condivisa, tra gli altri, dal sindaco Lucio Greco, che appoggiò la linea della conclusione anticipata del contratto con la società italo-spagnola. “Noi chiediamo di pagare l’acqua ad un prezzo equo e non vogliamo pagare a Siciliacque, controllata per il 75 per cento dalla società francese Veolia, l’acqua a 0,69 euro per metro cubo, non osservando quanto prescritto dall’articolo 6 della legge regionale 19/2015”, fanno sapere gli esponenti del Forum, che di recente hanno avuto un incontro con i vertici dell’Assemblea territoriale idrica. Non sembrano essere soddisfatti dell’approccio alla questione posta proprio dai responsabili Ati. Chiedono inoltre un ruolo più attivo da parte dei sindaci del territorio, ricordando la relazione già presentata durante i lavori della commissione tecnica. “Ai sindaci chiediamo – continuano – chi deve difendere i diritti dei cittadini? Migliaia di utenti della provincia di Caltanissetta non hanno ancora la depurazione né l’acqua ventiquattro ore al giorno”. Sono solo alcuni degli inadempimenti che secondo gli esponenti del Forum dovrebbero giustificare l’avvio delle procedure per lo scioglimento del contratto, che ad oggi però sembra una soluzione non attuabile, almeno secondo l’orientamento dei vertici dell’Ati. Nella relazione che il Forum predispose per i lavori della commissione tecnica, si punta molto sulle tariffe e si ricordano le inchieste giudiziarie che hanno riguardato manager e tecnici di Caltaqua.

“Nel luglio 2006 la società Caltaqua inizia la gestione del Sii facendo pagare un costo convenzionale di 1,25/mc euro per i consumi restanti dell’anno. Per il 2007 viene fatto pagare ad utente un impegno minimo di 120 mc ed una tariffa unica di 0,8063/mc euro. Questa metodologia tariffaria forfettaria non ha assolutamente tenuto conto della proporzionalità dei costi dovuta ai consumi crescenti, secondo quanto indicato dalle principali normative comunitarie secondo le quali “chi più inquina, più paga”, e costituendo un inconfutabile aggravio e penalizzazione per tutti gli utenti che non hanno raggiunto il limite di consumo minimo. L’Ato idrico fino al 2011 ha aumentato le tariffe prendendo a base quella dell’anno precedente aumentata dal tasso del 5 per cento più il tasso d’inflazione, a tasso composto. Tanto risulta dai ricavi che nel 2007 erano di 17.000.000 di euro e nel 2018 hanno raggiunto la cifra di 36.000.000 di euro circa. Risulta evidente che le tariffe determinate con questo metodo sono illegittime perché non hanno preso alla base il costo di esercizio come prescritto, dall’articolo 154 del Decreto legislativo n.152/2006. Nell’articolo 17 della vecchia convenzione, che regola la tariffa, risulta ancora presente il comma quinto dell’articolo 12 della legge 498/23.12.1992. Questa norma è stata abrogata dall’articolo 274 con decreto legislativo n.267 del 18/08/2000, quindi sei anni prima della sottoscrizione del contratto di gestione. La norma stabilisce che le tariffe devono essere adeguate al variare del valore della moneta mediante l’applicazione del tasso programmato dell’inflazione corrispondente allo stesso anno. Nella modifica della “convenzione”, avvenuta nel novembre 2016, l’articolo 17 diventa articolo 15 (Tariffa del servizio) e non risulta più riportato il comma quinto che, si ricorda, risulta essere stato abrogato. Il gestore Caltaqua – si legge nella relazione – ha continuato ad aumentare il costo delle tariffe, nonostante gli ingenti contributi pubblici (seppur contrattualmente previsti) nella misura di 35,8 milioni di euro (di cui 27,3 milioni di già erogati) per permettere, dall’avvio della gestione, il riequilibrio tra i costi iniziali e la garanzia dei ricavi e garantire entro i primi cinque anni il risultato dei servizi che il gestore si era impegnato a rendere. Le tariffe fino al 2009 sono state approvate dall’Assemblea dei sindaci, mentre per gli anni successivi sono state approvate dai commissari pro tempore, anche se ufficialmente l’Ato viene commissariato con data 1 gennaio 2013. Viene evidenziato che il commissario pro tempore nell’anno 2013 ha aumentato le tariffe del 13 per cento e il canone a contatore del 20,50 per cento. Questi aumenti risultano spropositati. Si rileva che per la remunerazione del capitale investito, per il periodo 21 luglio-31 dicembre 2011, Caltaqua restituisce agli utenti 3,62 euro oltre iva per ogni singola utenza, ma in quell’anno aumenta il canone di 12,50 euro circa”. Senza una vera continuità del servizio, con città come Gela che ancora oggi si trovano ad affrontare emergenze idriche, con interi quartieri troppo spesso a secco, e senza il pieno rispetto del contratto, per il Forum continuano ad esserci tutti i presupposti per lo scioglimento anticipato del contratto. Anche gli ultimi atti approvati dall’Ato lasciano forti dubbi.

1 commento

  1. Si continua ancora con questa barzelletta… Vorrei capire ancora cosa ce da discutere… Ormai lo sanno tutti ke ce un servizio scadente dove se va tutto bene l acqua arriva un giorno sì e uno no e la qualità dell acqua nn esiste visto ke ogni famiglia oltre a pagare bollette care ( si arriva a pagare anke a 4 e passa a mc) deve comprare bottiglie d acqua anke x cucinare

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