Coinvolto nel blitz “Extra fines”, appello restituisce beni a Valenti: c’era sequestro

 
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Gela. Non sono di provenienza illecita. La Corte d’appello di Caltanissetta, nel procedimento per le misure di prevenzione, ha disposto la restituzione di gran parte del complesso di beni, di proprietà dell’imprenditore Santo Valenti, impegnato nel settore dell’ortofrutta all’ingrosso. I giudici nisseni, accogliendo le ragioni della difesa, sostenuta dall’avvocato Flavio Sinatra, hanno rivisto la decisione che gravava sull’imprenditore, cinque anni fa coinvolto nella vasta operazione antimafia “Extra fines”. Fu interessato dal filone romano “Druso”, accusato di aver avuto rapporti diretti con il boss sessantenne Salvatore Rinzivillo. E’ a processo per quei fatti anche davanti al collegio penale del tribunale di Gela. Il sequestro, finalizzato alla confisca, fu eseguito un anno fa, condotto dalla Dia. Il provvedimento è stato impugnato e ora la decisione della Corte d’appello è definitiva. Per la difesa, che ha presentato documentazione anche contabile, non ci sarebbero state anomalie nell’origine dei beni di Valenti, proprietario di aziende nel settore ortofrutticolo ma anche in altri comparti, e titolare di partecipazioni societarie, di beni immobili e di conti corrente.

Il provvedimento è ancora in atto per una società, “Isola d’oro”, e per l’attività nel settore delle energie rinnovabili, attraverso impianti eolici realizzati in Molise e Basilicata oltre che in Sicilia. Si riferiscono soprattutto al filone romano dell’inchiesta. Per i beni rimasti sotto vincolo per la confisca, la difesa si è rivolta alla Corte di Cassazione, ritenendo che anche questi vadano restituiti all’imprenditore e ai suoi familiari. In totale, in base a quello che fu riferito dagli investigatori, il valore dei beni toccava cifre intorno ai due milioni e mezzo di euro.

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