Colpi di pistola al cugino, “non fu tentato omicidio”: in appello confermata la condanna ad un pastore

 
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Gela. “Non fu tentato omicidio”. I giudici della Corte di appello di Caltanissetta hanno confermato la condanna ad un anno e sei mesi di reclusione nei confronti del pastore Giuseppe Cosenza, rigettando il ricorso della procura generale.

La procura generale ha impugnato il verdetto di primo grado.
L’uomo, già condannato in primo grado, era accusato di aver esploso alcuni colpi di pistola ai danni del cugino, Biagio Cosenza, che venne ferito al braccio. Giuseppe Cosenza utilizzò una pistola calibro 7,65. Tutto si verificò nel giugno di cinque anni fa. I colpi di pistola sarebbero stati sparati dopo l’ennesima lite tra i due, probabilmente legati a questioni di confine tra i poderi di contrada Gibilmuto. Erano stati i magistrati della procura generale ad impugnare il verdetto di primo grado che, appunto, aveva escluso l’originaria accusa di tentato omicidio, riqualificando le accuse in lesioni e porto abusivo di arma. La procura generale, davanti ai giudici di appello, ha chiesto la condanna a sei anni di reclusione, ritenendo fondata l’ipotesi del tentato omicidio. Una ricostruzione del tutto contestata dal difensore del pastore, l’avvocato Flavio Sinatra. Il legale ha sottolineato l’assenza di qualsiasi riscontro circa l’eventualità del tentato omicidio. L’imputato si sarebbe solo difeso dopo le continue minacce arrivate dal cugino. Proprio Biagio Cosenza si è costituito parte civile con l’avvocato Nicoletta Cauchi che ha sostenuto le richieste giunte dalla procura generale. Alla fine, però, anche i giudici di secondo grado hanno escluso l’ipotesi del tentato omicidio, confermando la condanna ad un anno e messo di detenzione per le lesioni e il porto abusivo di arma.  

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