Colpì un rivale con un cacciavite tra le palazzine di Scavone, sei anni in primo grado: c’è l’appello

 
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Gela. Sei anni e due mesi di reclusione, in primo grado, nonostante sia caduta l’accusa di tentato omicidio. La difesa dell’operaio quarantaduenne Matteo Ventura ha depositato ricorso contro il verdetto e saranno i giudici della Corte d’appello di Caltanissetta a valutare nuovamente la vicenda. Nell’estate di tre anni fa, tra le palazzine popolari dello Iacp di Scavone, Ventura avrebbe aggredito e colpito un conoscente, utilizzando un cacciavite. La vittima subì diverse ferite, ma riuscì a raggiungere l’ospedale Vittorio Emanuele. Nel dispositivo letto in aula dal collegio penale del tribunale, a conclusione del primo grado di giudizio, è stata esclusa l’accusa di tentato omicidio, inizialmente contestata dai pm della procura, con il sostituto Mario Calabrese che ha chiesto la condanna a dieci anni e otto mesi di reclusione. Ventura è stato condannato invece per le lesioni causate al ferito.

Colpito con un cacciavite. Tutto sarebbe nato da un diverbio tra l’uomo poi colpito e il figlio dell’imputato. In pochi minuti, la tensione sarebbe salita e Ventura, stando alla ricostruzione d’accusa, si sarebbe scagliato contro il conoscente, utilizzando appunto un cacciavite. I difensori, gli avvocati Grazio Ferrara e Valentina Lo Porto, già nelle loro conclusioni, hanno messo in discussione la ricostruzione fornita dal ferito e dai suoi familiari. Sarebbero emerse, a loro dire, diverse incongruenze. L’uomo colpito si è costituito parte civile nel procedimento, con gli avvocati Giuseppe Simonetti e Samantha Rinaldo. In primo grado, gli è stato riconosciuto il diritto al risarcimento dei danni. L’imputato venne arrestato dai carabinieri intervenuti a Scavone dopo una segnalazione.

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