Coltellate al nipote in un bar sul lungomare, non fu tentato omicidio: reato prescritto per Fusco

 
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Gela. Le coltellate contro il nipote non vennero sferrate per uccidere, ma solo al culmine di una colluttazione. E’ caduta l’accusa di tentato omicidio contestata a Salvatore Fusco. I giudici del collegio penale del tribunale l’hanno derubricata in lesioni aggravate, reato però prescritto, dato che la vicenda risale ad ormai sedici anni fa. E’ stato dichiarato “estinto per prescrizione” e lo stesso Fusco ha ottenuto l’assoluzione. Una decisione pronunciata al termine del dibattimento avviato nei confronti dell’imputato che con un coltello a serramanico ferì il nipote nei pressi di un bar sul lungomare Federico II di Svevia. C’erano già rapporti molto tesi tra i due e Fusco lo riteneva responsabile dell’incendio dell’auto subito dal figlio. Si diedero appuntamento all’interno del bar e in base a quanto ricostruito dagli investigatori a spalleggiare l’imputato ci sarebbero state altre persone, vicine al gruppo della stidda. Difeso dall’avvocato Giovanni Cannizzaro, Fusco ha sempre sostenuto di essersi difeso e di non aver avuto l’intenzione di uccidere il nipote. A pesare sulla sua posizione processuale però sono state alcune intercettazioni dei colloqui che ebbe in carcere con i familiari. Per il pm Federica Scuderi, proprio in quegli audio l’imputato avrebbe ammesso le sue colpe, dimostrando di aver tentato di uccidere il rivale. Il nipote però riuscì a fuggire dal bar evitando conseguenze più gravi.

Venne poi rintracciato dai carabinieri. Pare comunque che entrambi avessero bevuto. Il pubblico ministero, al termine della requisitoria, ha chiesto una condanna molto pesante, a undici anni e otto mesi di reclusione. La difesa, invece, ha ribadito l’assenza dei presupposti per l’ipotesi del tentato omicidio, facendo riferimento anche alle ferite comunque superficiali riportate dalla vittima. Da quanto emerso, vennero danneggiati i pneumatici della sua vettura, nel tentativo di impedirgli la fuga. Inizialmente, le indagini si concentrarono su un presunto regolamento di conti maturato in ambienti stiddari. Il possibile ruolo della criminalità organizzata è stato poi decisamente ridimensionato.

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