Come affrontare la celiachia? Gli esperti riuniti: “Il concetto di malattia va scardinato”

 
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Gela. Cos’è la celiachia? Cos’è il glutine? Quali sono gli alimenti concessi, vietati e a rischio per i soggetti celiaci?


Questi e tanti altri i quesiti discussi stamanealconvegno “CELIACHIA E DINTORNI” rivoltoagli studenti dell’Istituto Alberghiero Luigi Sturzo.

L’incontro organizzatodall’AiC(Associazione Italiana Celiachia)ha puntato l’accento su tutti i problemi legatial mondo della celiachia ed in particolaresu come potrebbe essereper i futuri ristoratori un possibile nemico in cucina. Da quiuna serie di consigli per lo stoccaggio, la preparazione e la somministrazione degli alimenti, indicazioni preziose per le nuove leve che serviranno loro nella vita e per fare bene il loro mestiere.

A relazionare Maria Moschetto, psicologa dell’AiC Sicilia, il pediatra Cristoforo Cocchiara, rappresentante FIMP Distretto sanitario di Gela, Giuseppe Leonardi, responsabile del reparto di Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva del polo ospedaliero Vittorio Emanuele di Gela e Anna Maria Bonanno, vice referente AiC Sicilia per la provincia di Caltanissetta coadiuvata da Alessandra Ferrigno, volontaria e referente AiC.

La celiachia, patologia sempre più diffusa non si cura assumendo dei farmaci ma con una alimentazione corretta. E’ una malattia autoimmune che comporta una infiammazione cronica dell’intestino tenue, scatenata dall’ingestione di glutine in soggetti geneticamente predisposti. Sostanzialmente un’intolleranza al glutine che eliminato dalla dieta permette di vivere come persone sane. Riguarda una persona su cento, i pazienti noti sono circa 180.000 ma oltre 400.000 non sanno di esserlo.

“L’idea di oggi è quella di sensibilizzare alla celiachia affinché il concetto di malattia venga scardinato”, dice Alessandra Ferrigno.

Le manifestazioni della celiachia sono notevolmente cambiate negli ultimi trent’anni. Dopo tanti anni di studio attraverso i LEA(Livelli Essenziali di Assistenza), la malattia passa da rara a cronica, proprio perché l’iter diagnostico non è più complesso e tortuoso come un tempo.

“Fondamentale è la diagnosi e subito dopo la terapia che non è farmacologica ma consiste in un’alimentazione priva di glutine – afferma Cocchiara. I bambini si adattano più facilmente rispetto all’adulto e anche reperiregli alimenti oggi è diventato più semplice”.

Affrontate inoltre le tematiche sull’impatto psicologico della diagnosi che possono in alcuni casi recare disagio quando ci siede a tavola in gruppo. “Non vi è alcun disturbo psicopatologico legato alla celiachia – afferma la dottoressa Moschetto. Quando arriva la diagnosi dopo una fase di adattamento, la difficoltà sussiste nell’accettare la cronicità, il fatto che bisognerà conviverci tutta la vita”.

Un ulteriore monito degli specialisti è ricordare che la dieta priva di glutine non è una moda ma è specifica per i celiaci in quanto i cibi privi di glutine in un soggetto sano possono esporre ad altre patologie.

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